Автор: Leoni D.   Zadra C.  

Теги: storia   storia di guerra  

ISBN: 88-15-01200-1

Год: 1986

Текст
                    LA GRANDE GUERRA
Esperienza, memoria, immagini
A CURA DI
DIEGO LEONI E CA1vIILLO ZADRA
SOCIETÀ EDITRICE IL MULINO


La GRANDE Guerra: Esperienza, memoria, immagini / a cura di Diego Leoni e Camillo Zadra. Bologna: Il Mulino, 1986. 864 p.; 21 cm. (Temi e discussioni). ISBN 88-15-01200-1 1. Guerra mondiale 1914-1918 - Saggi I. Leoni, Diego Il. Zadra, Camillo. Copyright @ 1986 by Società editrice il Mulino. La traduzione dei saggi di Fussell, Leed e Summers è di Rinaldo F alcioni. E vietata la ri- produzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata. 
INDICE Introduzione p. 9 PARTE PRIMA: I FRONTI DELL'ESPERIENZA La legge della violenza e il linguaggio della guerra, di Eric Leed 19 L'esperienza di guerra. Fonti medico-psichiatriche e antropologiche, di Antonio Gibelli 49 Delirio, smemoratezza e fuga. Il soldato e la pato- logia della paura, di Bruna Bianchi 73 La scrittura popolare della guerra. Diari di com- battenti trentini, di Gianluigi Fait, Diego Leoni, Fabrizio Rasera, Camillo Zadra 105 Dandismo e cavalleria nelle lettere di Francesco Baracca, di Irene Guernni, Marco Pluviano 137 Il tempo libero dalla guerra. Case del soldato e postriboli militari, di Emilio Franzina 161 Caduti dimenticati. I morti per malattie, di Giu- liano Lenci 231 La psicologia militare italiana (1915-1918), di Vito Labita 237 Fra delirio di guerra e desiderio di pace. La vita quotidiana in Austria, di Helene Maimann 245 Aspetti della mentalità collettiva durante la guerra. L'Italia dopo Caporetto, di Giovanna Procacci 261 5 
RENATO MONTELEONE - PINo SARASINI I MONUMENTI ITALIANI AI CADUTI DELLA GRANDE GUERRA 1. Il linguaggio simbolico e figurativo dei monumenti. «La guerra! ecco dunque com'è! occhi chiusi, bende sporche, puzza di pus, fenolo, tintura di iodio, il medico con il grem- biule insanguinato come un macellaio dietro il bancone! corpi tanto cari! costati tanto per tanti anni! belli, bianchi, grandi corpi, ora gettati in fretta sui carri». Queste sono le parole con cui lo scrittore polacco Julian Stryjkowski evoca 1'agghiacciante spettacolo sacrificale di vite umane in cui si manifesta 1'effetto piu irreparabilmente distruttivo della guerra 1. Cosa resta di tutto questo nei monumenti ai caduti della prima guerra mondiale, che fu anche l piu devastante di tutte quelle fino allora mai combattute? Nulla, oppure, eccezionalmente, pochissimo: e si capisce, data la loro fun- zione. Mario Isnenghi ha scritto che dopo il ' 15-' 18 ci fu una vera e propria «campagna monumentale di massa», ri- masta insuperata nel tempo 2. Secondo Claudio Canal, in questa campagna si espresse una forma di culto ai caduti che non ha precedenti nella storia. La sua spiegazione è in chiave psicologica e dice che quel culto corrispose a «un bi- sogno di reintegrazione, di recupero della morte del sol- dato, di trasferimento della morte singola, oscena e indici- bile, alla vita collettiva» 3. Isnenghi precisa: il monumento ai caduti «contribuisce a fissare materialmente sulle piazze d'Italia la memoria e l'iconografia di quello che si potrebbe chiamare il culto postumo della grande guerra». Entrambi questi studiosi concordano nel vedere in que- sta mitizzazione della guerra un procedimento adatto a pro- 1 J. Stryjkowski, Austeria, Roma, 1984, p. 39. 2 M. Isnenghi, Alle origini del 18 aprile: miti, riti, mass media, in «Rivista di storia contemporanea», 1977, n. 2, p, 218. 3 C. Canal, La retorica della morte. I monumenti ai caduti della Grande Guerra, in «Rivista di storia contemporanea», 1982, n. 4, p. 660. 631 
vocare, a sollecitare una sorta di consenso retro attivo a un' esperienza passata attraverso l'originaria estraneità delle classi popolari. In termini politici ciò signifi,ca utilizzare quel tipo di monumentalistica per rappezzare, sulla retorica della guerra sacralizzata dall' olocausto collettivo, le maglie della coscienza e della solidarietà nazionale, uscite molto malconce (assai piu di quanto si faccia solitamente credere) dalla rovina fisica e morale di quella prima esperienza di guerra totale e dalle tensioni sociali che ne derivarono. È un fatto sintomatico che i monumenti ai caduti riflet- tano fedelmente l'interpretazione ufficiale della guerra, quella costruita e accreditata dagli strumenti di formazione dell' opinione pubblia controllati dal potere: la guerra giu- sta, la guerra per la libertà, la guerra risorgimentale - tutto convergendo sul motivo della lotta contro il tedesco, il nemico e l'oppressore di sempre. Qualcosa di molto simile a questo Agullion l'ha potuto constatare nel caso della Fran- cia 4; ma nel caso italiano l'operazione è servita anche a ri- baltare le responsabilità della guerra offensiva nella legitti- mazione di una guerra condotta per la difesa dei diritti na- zionali, calpestati dalla perfida Austria; come si sa, il mo- vente irredentistico è stato strumentalizzato a dovere, e a certi livelli della coscienza politica non c'è dubbio che ab- bia agito come un efficace richiamo patriottico. I monumenti italiani utilizzati esemplarmente (una cam- pionatura di oltre un centinaio su piu di un migliaio esami- nati, sparsi in tutte le regioni) risultano eretti nel primo de- cennio postbellico o poco piu (tra il '19-'20 e i primi anni trenta). Dunque, negli anni di trapasso dall'Italia liberale a quella fascista, il che potrebbe porre il problema delle con- I seguenze prodotte in questo campo dal mutamento di clima politico e ideologico-culturale. In realtà, poi, ci si accorge che, in generale, sulla linea del messaggio glorifico e cele- brativo, questo genere di monumenti non presenta tra i due periodi una differenza sostanziale: c'è anzi una continuità nei modelli iconografici di deformazione mitico-trionfali- 4 M. Agulhon, Esquisse pour une archéologie de la république. L 'allégorie civile féminine, in <<.Annales», janvier-février 1973, pp. 30 ss. 632 
 stica dell' esperienza bellica che è anche, al fondo, la prova di una relativa continuità o ibridazione sul piano delle ideo- logi . E possibile, tuttavia, registrare alcune diversità di toni: un trapassare, per cosi dire, dal gusto classicheggiante, o neoromantico, o neoidealistico della cultura liberal-bor- ghese, all' enfasi vitalistico-nazionalista della retorica fasci- sta. Solo scendendo al dettaglio emerge un elemento diffe- renziale che merita di essere segnalato: ed è che con l'av- vento del fascismo la rappresentazione eroica del combat- tente s'impone definitivamente su quella dolorante che in precedenza era stata un modello alternativo (benché infre- quente), ricco di notevoli implicazioni di ordine etico e po- litico. Il motivo della brusca liquidazione di questa alterna- tiva è ottimamente spiegato in un articolo pubblicato nel 1927 nella rivista «Esercito e Nazione», dove si legge: La concezione fascista della guerra C..) ci fa glorificare, non piangere i nostri caduti, ce li fa raffigurare ritti, fieri, con la spada àlta, con 1'alloro nel pugno, e non cadaveri cadenti, come purtroppo veggonsi in molti mo- numenti ai nostri eroi, i quali meritano invece ben altro ricordo! C..) Noi vogliamo che i simboli che li rappresentano ce li mostrino superbi, coi mu- scoli vibranti, con lo sguardo alto e consapevole... 5. Ecco spiegato in poche e chiarissime righe il senso della mitizzazione postuma della vicenda bellica. Con ciò non è detto che la visualizzazione iconografica fissata nei monu- menti ai caduti faccia violenza alla memoria collettiva: al contrario, l'immagine del comportamento individuale e di massa sulla linea di fuoco ne esce spesso collimante, perché già essa stessa deformata da processi - spontanei o pilotati - di rimozione degli aspetti piu catastrofici e orripilanti della guerra; sicché, ciò che resta in molti è principalmente il valore autoaffermativo dell' evento forse piu eccitante della propria esistenza. George Mosse dice che questo vale soprattutto per i combattenti volontari 6; ma è ragionevole supporre che si 5 L.A. Maggiorotti, L'espressione del dolore nella pittura bellica, in «Esercito e Nazione», 1927, n. 1, p. 39. 6 G.L. Mosse, Sessualità e nazionalismo, trad. it., Bari, 1984, pp. 130-131. . 633 
tratti di una sensazione diffusa in varia misura nella gran massa dei veterani, che sono stati i piu esposti alle sugge- stioni della propaganda di guerra. In una pagina della sua autobiografia, Una giovinezza in Germania, Ernst Toller lo ricorda molto bene: Della guerra sappiamo solo quello che avviene nel nostro piccolo set- tore; degli altri fronti leggiamo i resoconti sui giornali. Per molti di noi, l'immagine dei combattimenti a cui abbiamo partecipato si ricalca su quella che appare dai resoconti: e l'immagine autentica si deforma, op- pure viene cancellata e rimossa 7. È certo che, nei confronti di questa immagine trasfigu- rata, il monumento ai caduti possiede un forte potere evo- cativo. Ma in che modo, precisamente, essi traducono e tra- smettono il messaggio del mito e del culto bellico collet- tivo? In un articolo apparso di recente su «Le mouvement so- cial», Chantal Martinet (riprendendo uno spunto già impli- cito negli studi di statuologia di Agulhon) ha scritto: È bene non limitarsi allo studio dei segni interpretativi esteriori al- l'opera e affrontare gli archivi che ne rivelano lo studio e l'elaborazione. Lo studio delle iniziative e dei promotori, lo studio delle deliberazioni comunali o nazionali, delle sottoscrizioni e dei sottoscrittori, lo studio, infine, dei discorsi tenuti attorno a ogni monumento, specie nel giorno dell'inaugurazione, che è quello della sua consacrazione e affidamento alla società, permettono di chiarire il complesso di cause che gravitano attorno alla statuomania e di ricavare una tipologia monumentale in cui adombrare il legame tra ideologia o politica e monumento 8. . Giustissimo: ma si tratta di un obiettivo troppo ambi- zioso per essere raggiunto nell' ambito di questa relazione. Qui non possiamo che segnalarlo come il compito di un'ul- teriore (non breve, né facile) ricerca, limitandoci per questa volta a cercare di rispondere alla nostra domanda intorno al linguaggio dei monumenti ai caduti, analizzando proprio la peculiarità semantica dei loro dati esteriori - che sono pa- role e linee, simboli e figure. 7 E. Toller, Una giovinezza in Germania, trad. it., Torino, 1972. 8 C. Martinet, Les historiens et la statue, in «Le Mouvement social», 1985, n. 131, p. 125. 634 
Anche contenendoci su questo terreno, è importante non smarrire la distinzione - opportunamente richiamata da Claudio Canal - tra il monumento cittadino e quello paesano. In termini molto generali, si può dire che il monu- mento ai caduti nelle città medie e grandi ha solitamente i connotati del prodotto colto e grandeggiante: si notano l'uso e l'abuso di citazioni latine, di un epigrafismo scolastica- mente classicheggiante, una certa complessità di strutture architettoniche"' e allegoriche. Il monumento nei piccoli paesi riesce, invece, piu semplice, piu immediatamente leg- gibile: le iscrizioni sono lineari, elementare l'iconografia, assente o essenziale la componente architettonica, fatta per lo piu di obelischi, steli, colonne mozze, oppure pietre e frammenti di roccia, come simulacri del fronte in una guerra combattuta prima di tutto sulle vette, tra le monta- gne e quasi sempre esaltata nell' epopea alpina. Anche il tema della centralità topografica di questi mo- numenti (nella piazza grande, o del municipio o della chiesa patronale) presenta un interesse speciale perché, secondo Canal, suggerisce l'idea di una «continuità ed equivalenza con le istituzioni del potere» e una «conferma di una pra- tica arcaica», di ellenica discendenza 9. Questo è un suggeri- mento che vale la pena di riproporre, nonostante le non po- che eccezioni riscontrabili nei paesi dove gli spazi celebra- tivi sono molto ristretti o può succedere che il monumento ai caduti diventi eccentrico perché la piazza centrale è già occupata da altri monumenti o decorazioni. Il primo e piu diretto contatto comunicativo col monu- mento avviene attraverso le iscrizioni. La casistica è piutto- sto varia, ma generalmente (e specie nei monumenti dei piccoli paesi) prevale la sintassi elementare della dedica fu- nebre, la formula ripetitiva del tipo: Ai caduti per la patria il Municipio e la cittadinanza (Noicattaro, Bari); Concorezzo ai suoi caduti per la patria; Bagno a Ripoli ai suoi figli caduti per la Patria; Biella ai suoi figli caduti per la Patria, ecc. L'insi- stenza sul rapporto filiale va considerato come un motivo assolutamente generalizzabile: esso risponde all'intento di 9 c. Canal, op. cit., pp. 659-660. 635 
instaurare coi caduti un vincolo di affetto-dovere famili- stico con la comunità-padre o madre, che ha poi precisi ri- scontri, come vedremo, nell'iconografia. Una variante di quelle formule consiste nella stringatis- sima fraseologia di dediche come: Ai forti Lanzesi (Lanzo, Torino); Baveno ai suoi figli, Barengo ai suoi prodi caduti. C'è poi la variante latina: In gloria virescunt (Feltre); Dulce et decorum est pro patria mori (Metgozzo, Novara); Sanguine- laboribus-lacrimis victoria fulget (Busto Arsizio, Varese). In altri casi l'iscrizione è piu articolata, e si riempie allora di significati legittimativi o perfino precettistici, soprattutto nel senso dell' esemplarità morale e civile del sacrificio per la patria. Cosi, per esempio, sul monumento di Venaria (Torino) si legge: Ai nostri eroi/che segnarono/col supremo sa- crificio/i piu grandi confini della patria. Sul monumento di Villanova d'Ardenghi (Pavia), invece è scritto: I nostri eroi/ che per un sublime ideale/combatterono/caddero e vinsero/ siano per i commilitoni e per i giovani/monito-disciplina-esem- pio. Oppure, a Muro Lucano: I nomi/che questo monumen- to/dai cittadini eretto/ricorda e onora/sono degli eroi/che com- battendo nella guerra mondiale/caddero/per la grandezza e la gloria d'Italia/Nati da questa antica terra/e di sua stirpe guerrie- ra/essi furono degni dei loro padri/i nostri figli/siano degni di essz. Ci sono poi le iscrizioni dalla cadenza poetica che pun- tano piuttosto sull'immaginario, in forma retoricà o senti- mentale. Sul monumento di Monza si legge: E qua mo- strando verran le madri ai parvoli le belle orme del vostro san- gue. Su quello di Cologna Veneta: Le ali strapparono/mo- rendo alla Vittoria/perché mai si fuggisse dal cielo d'Italia. A Modena: Gittarono le anime/di là di ogni ostacolo/di là del prodigio/incontro alla morte. Finché si arriva all' epigrafe dotta e concettosa, che non è detto però che sia prerogativa del monumento metropoli- tano. Si sa bene che in ogni piccolo centro c'è sempre un maestro o un professore ben disposto a dettare un'epigrafe come quella che adorna, per fare un esempio molto signifi- cativo, il monumento di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza): Ai suoi figli/che la fede nell'avvenire della Patria/suggellarono con 636 
la morte sul campo/Fiorenzuola d'Arda/consacra memore esal- tando/nella santità del dovere il sacrificio sublime/Inesausta virtti d'ideale/della morte vostra rifulge o Prodi/oltre il fato e il .tempo/scortando a compimento i destini radiosi/che legaste con eroismo e martirio/al futuro della Storia d'Italia. Questa essenziale rassegna basta a dimostrare come nelle parole dei monumenti siano già contenuti tutti gli ele- menti principali della riproduzione mitica della guerra e del combattente: dal sacrificio filiale alla sacralità assoluta della Patria-madre, dalla nobilitazione della guerra nazionale al- l'esemplarità delle virtu guerriere. Tutto questo entra coe- rentemente in circolo con le altre componenti - struttu- rali, simboliche e iconografiche - della polisemìa monu- mentale. C'è un linguaggio delle linee dominanti. Nei casi, non molto numerosi, in cui il monumento è figurazione fune- bre, sepolcrale, l'asse ha uno sviluppo orizzontale e la forma complessiva si appiattisce come in un deferente rac- coglimento sopra se stessa. Un effetto del genere si ritrova anche là dove l'artefice si è ispirato al simbolismo cristiano piu suggestivo: quello della crocefissione come dono sacrifi- cale di sé. L'esempio forse esteticamente meglio riuscito e piu rappresentativo in questo senso è il monumento di Fel- . tre, con quelle lunghe braccia tese del soldato agonizzante che esaltano la linearità orizzontale dove si condensa la quintessenza del messaggio ideologico. Ma, di norma, l'asse predominante è quello verticale o diagonale: il monumento assume, allora, una proiezione ascensionale che tende a produrre effetti visivi abbastanza simili a quelli di una trionfale lievitazione. A tale scopo, gli accorgimenti tecnico-estetici sono molteplici. Talvolta l'asse segue la linea del braccio teso dal soldato a levare in alto l'arma bianca (gladio, pugnale, baionetta o lancia) (Casti- glione dei Pepoli, Bologna; Livorno; Zinasco Nuovo, Pavia); oppure la linea del braccio della Vittoria Alata che regge la lunga tuba (Monza; Broni, Pavia). Ma il piu delle volte l'asse coincide con l'inclinazione dell' asta della bandiera, la quale ha dunque una funzione strutturale che si aggiunge a quella simbolica di identità-affermazione eroica del collet- 637 
tivo nazionale, nel farne l'elemento decorativo piu ricor- rente - in assoluto - in questo genere monumentale. Tra i molti esempi citabili, i risultati piu efficaci in questo senso si possono cogliere nei monumenti di Cernobbio (Como), Crespellano (Bologna), Limone Piemonte (Cuneo), Meda Lo- mellina (Milano), Palazzolo Vercellese, S. Damiano d'Asti, Stra (Venezia), Valle di Susa, Villanova d'Asti. Se si tien conto del carattere prevalentemente continen- tale e terrestre della prima guerra mondiale, si capisce che la tipologia del soldato, come elemento iconografico cen- trale, si riduca in pratica alla variante tra il fante e 1'alpino. La caratterizzazione regionale non esula da questo schema elementare. Perciò, se è vero che in qualche città montana o pedemontana (come Torino; Biella; Chatillon, Aosta; Ca- rate Lario) l'epopea militare viene esaltata nella figura del- l'alpino, però quasi ovunque è il fante a riassumere in sé la memoria dell'eroismo e del sacrificio: è in lui che i canoni dell'iconografia retorica fissano le pose rassicuranti della sentinella forte, fedele, impavida, che vigila sui confini della Patria (Fiorenzuola d'Arda, Piacenza; Cuneo; Sarteano, Cosenza; S. Caterina Ionio, Catanzaro). Egli è l'allegorica fi- gurazione delle virtu guerriere. L'equivalente simbolico è 1'aquila, antico segno biblico di potenza, generosità e fe- deltà - e, dunque, di vittoria. Non c'è da stupirsi che l'aquila si ritrovi in questi mo- numenti con la stessa frequenza con cui ricorre il simbolo della bandiera: la si vede ad ali spiegate, quasi sempre svet- tante in cima agli steli o agli obelischi (Baiano, Avellino; Balsamo, Milano; Barzanò, Como; Borgonovo Vai Tidone, Piacenza; Breno, Brescia; Brogliano, Vicenza; Colle Salvetti, Livorno; Concadalbero, Padova; Credaro, Bergamo; Fiumi- nata, Macerata; Maratea, Potenza; Mason, Vicenza; Monte- leone Irpina, Foggia; Montescaglioso, Matera; Monte Urano, Ascoli Piceno; Mussomeli, Caltanissetta; S. Elia Pianisi, Campobasso; San Giorgio Lucano, Matera; Taceno, Como, ecc.); molto piu raramente è situata alla base di cippi e co- lonne (Vittorio Veneto, Treviso) o sulla pietra tombale (Ma- greglio, Como), o su una roccia (Bobbio Pellice, Torino). Nel medesimo senso allegorico di potenza e coraggio, una 638 
 , { " , . h 'I. I I   I l . c \. .. ....  .... Wl ... '4 Monumento ai caduti di Lumarzo (Genova). 639 
rara alternativa zoomorfica rispetto all'aquila è il leone, di cui si possono segnalare due buoni esemplari a Barzio in Valsassina (Como) e a Chatillon (VaI d'Aosta). Come si è accennato, in questi monumenti la versione epica e trionfalistica della guerra solo eccezionalmente la- scia il posto all'im1I!.agine della morte, come fat"to spettaco- larmente emotivo. E il caso, per esempio, del monumento di Vimercate (Milano) e di Viggiu (Varese), dove il senso tragico del morire combattendo emana con molta forza. Bi- sogna dire, però, che in generale questo tema appare ri- mosso oppure 1'iconografia se ne impossessa per operare quella" sottile trasfigurazione della morte subìta in morte do- nata, su cui Canal ha fatto delle acute considerazioni lO e che è eloquentemente espressa nella gestualità della figura femminile nel monumento di Lonato (Brescia). L'immagine del soldato morente (opportunamente decruentizzata) si as- socia a quella femminile della Madre-Patria, a cui guarda o tra le cui braccia si abbandona in una dedizione totale che è anche allusione a un ritorno consolatorio nel grembo (Fa- briano, Ancona; Lanciano, Chieti; Montebello Vicentino, Vi- cenza; Vigone, Torino). Ma non è questo, comunque, il di- scorso preferenziale. L'iconografia s'ingegna anzitutto di trasmettere un'immagine della guerra come prova suprema e sublime di virilità, di pratica solidarietà maschilista 11. Il ricorso al torso nudo o al nudo intero ha certamente anche qui quella finalità idealizzante di cui Hobsbawm ha parlato trattando dell'iconografia operaia 12. Ma in questo caso spe- cifico ha anche un altro scopo preciso: la poderosa muscola- tura, il gesto fiero, il portamento aitante, sono studiati e foggia ti nel segno e nel culto della vigoria e del coraggio fi- sico nel combattimento (Borgomanero, Novara; Sasso/errato, Ancona; Salsomaggiore, Parma; Varese). Due modelli iperbo- lici di questo genere sono offerti dai monumenti ai caduti lO Ibidem, pp. 661-662. 11 Cfr. in proposito le interessanti riflessioni di G. Mosse, op. cit., pp. 130 ss, 12 E.J, Hobsbawm, Man and Woman in Socialist Iconography, in «History Workshop», Issue 6, Autumn 1978, pp. 121 ss. (trad. it, in «Studi Storici», 1979, ottobre-dicembre, pp. 705 ss.). 640 
di Trieste e soprattutto da quello di Monza: impressionante gruppo scultoreo di nudi muscolosissimi, irto di lame pun- tute di gladi, premente al seguito della Vittoria Alata, con un effetto davvero insolito di carica e di possanza combat- tiva. A questa figurazione maschilmente inebriante della guerra si accompagna una simbologia al femminile, che ri- guarda la Vittoria Alata e la Nazione-Patria. La Vittoria Alata è il ricalco della donna angelicata di antico retaggio culturale: iconograficamente, è il piu vistoso elemento spiri- tuale introdotto in questa monumentalistica; è in essa che spicca con particolare evidenza - benché non senza ecce- zioni, come nel caso del monumento di Casorate Primo (Pa- via) - il processo di asessualizzazione della figura femmi- nile, in cui gioca spesso efficacemente l'uso della pietra o del marmo bianco. Il gioco delle ali, pur obbedendo a cri- teri di armonia stilistica formale, punta tuttavia a suggerire nel movimento avviluppante e protettivo il sentimento ras- serenante della buona morte (Montebello Vicentino, Vi cenza; Noicattaro, Bari; Volterra, Pisa). Ma una speciale attenzione va dedicata alla simbologia della Nazione. L'analisi di questo elemento iconografico fornisce una chiara conferma per l'Italia di ciò che Mosse ha scritto riferendosi in generale ad altri paesi europei come la Francia, la Germania, l'Inghilterra. «La donna - egli osserva - nella sua veste di simbolo nazionale esempli- ficava l'ordine e la tranquillità 13. Si tratta di un'immagine femminile ispirata alla purezza, alla castità, alla modestia, che sono tutti ingredienti tipici della virtu borghese della ri- spettabilità. Nella traduzione iconografica dell'idea della Nazione Madre-Patria si usano diversi linguaggi: a) l'Italia turrita o guerriera (Lanciano, Chieti; Monte- leone Irpina, Foggia; Mongiana, Catanzaro): è l'esempio piu tipico del trionfo della matriarcalizzazione della Patria nel- l'ambito dell'ideologia nazionale - matriarca di poderosa fattura di cui (a differenza della Vittoria Alata) non ci si preoccupa poi sempre di asessualizzare le forme, che sono 13 G.L. Mosse, op. cit., p. 109. 641 
invece robuste e opulente e talvolta perfino esibite con una certa generosità (Concorezzo, Milano); b) l'abbigliamento di tipo greco-romano o feudale: la Patria-matriarca veste di solito il peplo o la tunica (Lecco, Como); la Patria-guerriera ha l'elmo, è armata di gladio, o lancia e scudo (Modena). Dunque, tutti costumi e fogge di età preindustriali che possono anche significare, come si so- stiene, il rifiuto della modernità corrotta; ma che qui so- prattutto riflettono l'idealizzazione di un passato (la roma- nità civilizzatrice, le virtu cavalleresche) che aveva, per la verità, radici antiche, ma anche germogli freschi e niente affatto benefici nella cultura del nostro paese; c) l'Italia contadina-madre di nazione contadina: è una variante molto interessante perché piuttosto originale nell'i- conografia italiana, che ha dovuto necessariamente fare i conti con le predisposizioni ricettive di un paese e di un eser- cito fatto in gran parte di contadini. Il migliore modello di ri- ferimento è quello del monumento di Potenza. Fu inaugurato nell' agosto del 1925 alla presenza di Vittorio Emanuele 111 e del Principe Umberto: due piccole are tra cui giace il soldato caduto, amorosamente sorretto nel grembo di una donna. Il cronista del tempo spiegava: «È una figura femminile che nel- l'ammantatura caratteristica delle popolane potentine rap- presenta la madre, la sposa, la terra natia.. .», insomma la me- tafora onnicomprensiva del concetto di Patria; 14 d) il simbolismo floreale: l'alloro, la palma, l'ulivo, la fronda... Al di là del significato allegorico della vittoria, della pace vittoriosa, tutti questi simboli sono, nel com- plesso, dei richiami alla forza purificante della natura (res- sana, Pavia; Canicattf, Agrigento; Cantu, Como; Scaldasole, Pavia). Specialmente associato alla figura della Madre-Pa- tria contadina questo simbolismo floreale metaforizza il clima pastorale, la purezza della campagna, mondi non con- taminati dal macchinismo industriale delle città - che è poi la prova della perenne tentazione ruralistica della dema- gogia patriottarda in Italia. 14 Cronaca dell'inaugurazione del monumento in «La Basilicata nel mondo», nn. 4-5-6 (luglio-agosto-settembre 1925), p. 277. 642 
Può essere utile e interessante, a questo punto, verifi- care questa decodificazione del linguaggio simbolico e figu- rativo dei monumenti ai caduti in un'indagine dettagliata sul campione particolarmente ricco e significativo, offerto da una regione come la Liguria, che ha una morfologia am- bientale e culturale molto variata. 2. I monumenti ai caduti della Grande Guerra in Liguria. In quest'ambito locale sono stati esaminati i monumenti ai caduti dei 67 comuni dell'intera provincia di Genova piu quelli dei 19 ex-comuni della cintura genovese che nel 1926 vennero inglobati nel comune di Genova. Ad integrazione dei dati relativi alla provincia di Genova, sono stati sche- dati i monumenti ai caduti dei maggiori centri delle altre province liguri in modo da avere un quadro piu ampio rela- tivo all' intera Liguria 15. In questo giro di ricognizione sono stati presi in consi- derazione esclusivamente i monumenti ai caduti del' 15-' 18 edificati nel periodo compreso tra la conclusione della prima guerra mondiale e l'inizio della seconda, con l'inten- zione di esaminarne sia le caratteristiche iconografiche ed architettoniche sia il complesso delle iscrizioni. In primo luogo si è cercato di analizzare nei limiti dell' area conside- rata due aspetti che a prima vista possono sembrare irrile- vanti: il primo riguarda il controllo e la verifica di una con- vinzione che è ben radicata nella memoria collettiva, ov- vero l'effettiva presenza in ogni comune del monumento ai caduti; il secondo, l'individuazione della collocazione topo- grafica dei monumenti rispetto all' assetto urbanistico della . , cltta. 15 In totale sono stati esaminati 120 comuni e schedati 94 monumenti rela- tivi alla guerra' 15-' 18. I monumenti sono stati catalogati secondo un modello di scheda studiata appositamente per l'inserimento dei dati in un personal computer che consentisse in particolare il confronto fra le varie tipologie del linguaggio monumentalistico. Precisiamo che in questo studio nell'accezione di monumento ai caduti abbiamo considerato anche le semplici lapidi applicate solitamente sulle facciate delle chiese o dei municipi. Abbiamo escluso invece i monumenti posti in ambienti chiusi e comunque non all' aperto in luoghi pubblici. Esula da questa indagine l'esame dei monumenti ai caduti di Genova città la cui lettura piu com- plessa avrebbe richiesto un intero studio a parte. 643 
Sono due elementi che collegati contribuiscono ad avere unavisione piu corretta di quella che potremmo definire la geografia dei monumenti ai caduti in quanto consentono di comprenderne la reale copertura spaziale, se l'edificazione dei monumenti è stata capillare in tutti i paesi, il frutto di un processo di adeguamento graduale e - viceversa - se vi sono delle aree che ancora oggi ne sono prive. Sono dati non trascurabili per la valutazione complessiva del processo di monumentalizzazione della Grande Guerra, mentre fi- nora gli studi su questo argomento, dando per scontato che il monumento ai caduti sia ovunque, hanno sempre privile- giato 1'analisi del linguaggio delle iscrizioni e delle figure 16. 2.1. Presenza-assenza e centralità topografica del monu- mento ai caduti. L'Enciclopedia militare del 1930 cosi re- cita nel definire il monumento ai caduti: CADUTI (Monumenti ai) Patriottici ricordi ai Caduti nella guerra 1915-1918, eretti in ogni centro italiano, dai piu piccoli ai piu cospicui. Insieme con i Parchi della Rimembranza, sono destinati a eternare la memoria degli sforzi e dei sacrifici compiuti dall'Italia per raggiungere la pienezza della sua indipendenza e della sua libertà, per raccogliere sotto inviolabili confini tutta la gente di stirpe italica 17. I dati raccolti dal giro di ricognizione effettuato in tutti i comuni della provincia di Genova dimostrano invece come non sia sempre implicita la presenza di un monu- mento ai caduti del' 15-' 18 in ogni città. La tabella 1 riassume tali risultati suddividendo i co- muni in due gruppi distinti: il primo raggruppa le città visi- tate in cui è effettivamente presente un monumento dedi- cato ai caduti del '15-'18 ed innalzato nel periodo com- preso tra le due guerre mondiali, il secondo le città che ne sono prIve. 16 Una prospettiva di lavoro che è quasi assente in Canal, mentre è presente nei saggi di statuologia di Maurice Agulhon, in particolare in Une contribution au souvenir de Jean Jaures: les monuments en places publiques, in Jaures et la classe ou- vrière, Paris, 1981. 17 Enciclopedia militare, Milano, s.d. (ma 1930), voI. II, p. 540. Il corsivo è nostro. 644 
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La maggioranza dei monumenti schedati appartiene agli anni venti, i piu antichi non sono anteriori al 1920, i piu recenti non oltrepassano il 1935. Sono comunque pochi quelli edificati in periodo pre-fascista. La prima colonna comprende quei comuni i cui monu- menti ai caduti del '15-'18 non sono stati oggetto di corre- zioni od aggiunte, la seconda elenca i nomi delle città in cui, al contrario, l'impianto architettonico originale, dopo l'ultima guerra, ha sublto delle modifiche come la coper- tura o l'eliminazione delle lapidi originali, dei fasci littori (se presenti in origine) e l'aggiunta di nuove iscrizioni aventi lo scopo di riconsacrare il monumento «Ai Caduti...» o «Agli eroi...» o «Alle vittime...» (a seconda della formula scelta) «... di tutte le guerre». In conseguenza di ciò si è constatato che mentre le città raggruppate nella prima categoria hanno provveduto ad af- fiancare al primo un secondo monumento o, comunque, una lapide che riunisce in un unico ricordo i caduti di tutte le guerre 18, quelle della seconda categoria si sono limitate ad un semplice aggiornamento del vecchio monumento. Due eccezioni: il paese di Uscio che il 25 aprile 1980 ha inaugurato un nuovo monumento, a pochi passi dal prece- dente, dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale e della Resistenza, costituito da un complesso allegorico in metallo montato su una lastra di pietra verticale, e Recco, che sul lungomare ha posto un monolito di granito grezzo a ricordo dei caduti del mare inaugurato nel 1977. Nella terza colonna sono stati raggruppati tre casi parti- colari che si sono presentati nei paesi di Lumarzo, Ronda- nina, Sori: piccoli centri rurali dell' entroterra i primi due, paese rivierasco a pochi chilometri da Genova l'ultimo. Le amministrazioni civiche di tutti e tre i paesi hanno demolito il vecchio monumento ai caduti del '15-'18, ne hanno conservato la statua in bronzo e quindi hanno prov- veduto ad innalzare ex-novo un nuovo monumento dedi- cato ai caduti di tutte le guerre mannendo tuttavia come 18 Non compare alcun caso di monumento ai caduti della seconda guerra mondiale che sia autonomo. Cfr. C. Canal, op. cit., p. 663. 646 
-  \ !o. ... - Monumento ai caduti di Vimercate (Milano). '1.... . . J( .. . ,.   ,.."""'=-' i.'" . .,..' "\ 'IO ;;  -. .__ ..;. 0\0-_-  ,.,- ,' .... '" :f' '.0, _ -A .".." : .. .. .. .., "  ...... .. . , .,"". ... '-....  . '" ,.,. . -. , \ '<, ,.. 647 
motivo figurativo centrale la statua proveniente da quello demolito. Cosi accade a Sori dove il nuovo monumento del 1965 (una serie di muretti in mattone rosso) pone al centro la statua di bronzo. del 1925 che raffigura una donna (la Pa- tria) che, da posizione piu elevata, bacia sulla fronte un guerriero armato di gladio proteso all'indietro. Entrambe le figure sono raffigurate a corpo nudo solo parzialmente co- perte dalla veste che copriva la Patria e che ora cinge en- trambe le figure a simboleggiare 1'abbraccio e la ricono- scenza della Patria per il sacrificio compiuto. A Lumarzo, invece, davanti alla statua originale, sempre in bronzo, che raffigura un fante in divisa che - coI]. atteg- giamento fiero - impugna con la destra un pugnale e con la sinistra alza al cielo una piccola Vittoria Alata, è stata ag- giunta, in occasione del nuovo monumento inaugurato nel 1982, una grande aquila in bronzo con le ali spiegate. Infine a Rondanina il motivo figurativo originale, una colonna mozza in marmo con fregi in bronzo, è stato posto su un grosso piedistallo di cemento che alla base reca un nuovo bassorilievo inciso nell' ardesia raffigurante un cap- pello da alpino, un moschetto ed una sciabola. A differenza dei tre casi precedenti, nelle due cittadine di Rapallo e Ronco Scrivia (colonna 4) le rispettive ammini- strazioni hanno demolito completamente il vecchio monu- mento sostituendolo con un altro nuovo dedicato a tutti i caduti. Sono ben 14 - invece - i comuni in cui non sono stati edificati monumenti in memoria dei caduti del' 15-' 18 (il 20,9% sul totale relativo alla provincia di Genova). Esa- minando la tabella 1 si può notare come lO di questi (co- lonna 5) solo nel secondo dopoguerra si siano preoccupati di inaugurare un monumento che ricordasse i caduti del loro paese, mentre i rimanenti 4 comuni (colonna 6) ne . . . . SIano prIvI ancora oggI. Un dato li accomuna: sono tutti piccoli comuni (il piu popolato, Campo Ligure, nel 1920 non toccava i 3.500 abi- tanti) dell'entroterra genovese, area aspra e montuosa avara di risorse, una condizione ambientale che inevitabilmente si 648 
ripercuoteva sull' economia contadina di quel periodo, ma che non può servire a spiegare completamente il rinvio al secondo dopoguerra o, addirittura, la mancata costruzione del monumento ai caduti. Gli esempi di altri piccoli paesi dell' entroterra di poche centinaia di abitanti come Orero e Cogorno che hanno non uno ma due monumenti dimo- strano che le ragioni non sono solo economiche, e che vanno ricercate nel colore politico delle giunte municipali, nell' atavica indifferenza delle comunità contadine verso le istituzioni, ed anche nella possibile esistenza di un forte sentimento religioso collegato ad un radicato culto privato della morte come forse si potrebbe supporre nel caso del paese di Crocefieschi dove l'unica lapide in ricordo dei ca- duti del' 15-' 18 è posta all'interno della chiesa di S. Croce, mentre la lapide che ricorda i caduti del '40-'45 si trova al- l'ingresso del cimitero. Se da un lato conclusioni certe non se ne possono trarre almeno finché non si passerà all' esame delle singole situazioni locali, una considerazione giunge co- munque spontanea: la grande campagna di monumentaliz- zazione che fu promossa appena concluso il conflitto come strumento di legittimazione e di consenso retroattivo della Grande Guerra non raggiunse, come si poteva supporre, tutti i centri abitati, a dimostrazione che la capacità di pe- netrazione della propaganda di regime e della sua ideologia non era assoluta, ma si indeboliva man mano che si allonta- nava dai centri abitati piu importanti. Il secondo argomento oggetto di verifica è la presunta centralità topografica dei monumenti rispetto all' assetto ur- banistico della città. Secondo Canal, come si è già accen- nato, il monumento ai caduti si trova sempre «al centro della città e non ai margini». Secondo la sua indagine (che però comprende anche i monumenti costruiti dopo il 1945), su 168 monumenti «solo 8 sono eccentrici, ma sono o re- centissimi, anni Sessanta-Settanta, o coronano un 'Viale della Rimembranza', che per ovvie ragioni urbanistiche non può essere collocato nel centro del paese» 19. 19 Ibidem, nota 2, p. 659. 649 
I dati da noi raccolti in linea di massima confermano quelli di Canal (9 esempi di eccentricità su 94 monumenti) " ma con un'importante differenza: non tutti sono giustifica- bili con le motivazioni fin qui addotte. Accanto ai casi in cui il monumento completa un Viale della Rimembranza (Portofino, Recco) Torriglia, Mignanego) o è posto in una piazza eccentrica perché quella centrale è già occupata da monumenti di epoca anteriore (s. Marghe- rita, Bordighera), vi sono infatti i monumenti di Varazze, Rossiglione e Zoagli che sono stati innalzati all'interno del rispettivo cimitero. A Rossiglione si tratta di una semplice lapide; a Zoagli il monumento è notevole e raffigura un sol- dato ferito a torso nudo che con la sinistra regge la ban- diera e con la destra alza al cielo una Vittoria Alata; a Va- razze il monumento è modesto e atipico rispetto alla natura iconografica: Cristo che benedice un fante morente avvolto nella bandiera italiana. Mentre i primi sono piccoli paesi, per cui l'eccezione può anche passare in secondo piano, nel caso di Varazze, importante e popolosa cittadina del savo- nese, ciò che stupisce, oltre alla collocazione ed alla relativa modestia del monumento, è il fatto che in seguito non ne sia stato eretto nessuno nuovo (tranne una modestissima la- pide a ricordo dei caduti dell'ultima guerra): indice quindi che si tratta non di un' operazione sporadica, ma di una scelta o consuetudine radicata sia nella popolazione che nelle istituzioni locali. Sicuramente entrano in gioco fattori per cui nella comunità locale prevale il rito religioso piutto- sto che quello civile, ma è evidente che solo una ricerca in loco che non trascuri un esame dell'iconografia monumen- tale locale può chiarire questi interrogativi. 2.2. Monumento cittadino e monumento paesano. La di- stinzione tra monumento colto-cittadino e popolare-pae- sano assume in Liguria una connotazione profondamente geografica: mentre nei paesi dell'entroterra (tipicamente contadini) prevale quasi sempre un monumento nel com- plesso semplice e lineare, ma non per questo modesto, nei comuni posti lungo la riviera (generalmente piu ricchi e po- polati) è piu facile trovare strutture architettoniche piu am- 650 
biziose, l'usç di citazioni latine e di iscrizioni piu complesse 20. E tuttavia pericoloso tentare delle generalizza- zioni: va puntualizzato infatti che nei paesi dell'entroterra ad una complessiva semplicità delle iscrizioni non corri- sponde sempre un'iconografia altrettanto elementare, anche se quest'ultima non tocca mai i gradi di complessità di un monumento colto: unica eccezione di un certo rilievo è Cairo Montenotte. Solo in questo caso ci troviamo di fronte al tipico monumento grandeggiante: un piccolo tempietto a forma di pantheon con citazione latina sul frontone - «Si- gna immortalia/divitiarum patriae» - ed all'interno una statua in bronzo di Giuseppe Dini raffigurante Epami- nonda morente, il leggendario guerriero tebano 21. In generale nei paesi della montagna ligure mentre scar- seggiano le colonne mozze, i cippi, gli obelischi od altre semplici figure geometriche, prevalgono, dopo le lapidi (a volte abbellite con bassorilievi) che costituiscono la casi- stica preponderante 22, i bronzi raffiguranti figure antropo- morfe che si associano, non raramente, a monumenti impo nenti, sicuramente ambiziosi se paragonati alle dimensioni dei paesi. Questa tendenza si riscontra soprattutto nei paesi in cui la guerra ha mietuto piu vittime e quindi è evidente come da parte delle istituzioni locali vi sia stato un mag- giore sforzo spettacolare diretto ad incanalare la commemo- razione dei caduti secondo i canoni dettati dalla retorica uf- ficiale. Il motivo iconografico piu ricorrente è la figura del combattente virile e muscoloso che viene rappresentato o come un fiero ed aitante soldato in divisa (Uscio, Cengio, Lumarzo, Neirone) o come un poderoso guerriero antico ar- mato di gladio e/o scudo (Masone, Dego). Nei casi di Lu- marzo, Neirone e Masone a questo motivo si associa una pic- 20 Fanno eccezione i comuni di Levanto, Borghetto Santo Spirito, Noli che hanno una semplice lapide ed Arenzano con un piccolo cippo" 21 Nel 1977 la statua di Epaminonda è stata sostituita con una campana in bronzo opera di A, Gallesio" Insieme ad essa sono state cambiate anche tutte le . .. . ISCrIZIOnI. 22 In 17 comuni, su 36 situati nell' entroterra, la lapide è l'unica forma pre- sente di monumento dedicato ai caduti del '15-' 18. 651 
cola Vittoria Alata in bronzo che il fante-guerriero, con la destra, alza trionfante al cielo. Solo a Montoggio il soldato è raffigurato morente, col volto sereno, accasciato sulla trin- cea mentre stringe al petto la bandiera italiana. In alternativa alla figura maschile, quando non è già collegata ad esso, troviamo la Vittoria Alata: troneggiante da un alto obelisco (S. Colombano Certenoli) oppure che alza al cielo una corona d'alloro (Favale di Malvaro); meno frequente è l'aquila: dominante dall' alto di una colonna neoclassica (Isola del Cantone), oppure che corona un altare (Millesimo) o una stele (Moconesi). Un dato che, almeno in partenza, ritenevamo. di riscon'- trare in questi piccoli centri rurali era la presenza di un maggior numero di raffigurazioni della Patria intesa come madre di nazione contadina e che quindi si richiamassero alla natura, alla campagna. Al contrario, solo il monumento di Rovegno, paese della vaI Trebbia ancora oggi dedito al pascolo e all' agricoltura, risponde a queste caratteristiche: raffigura una giovane donna vestita semplicemente, con lunghi capelli sciolti, che con la sinistra regge orizzontal- mente un grande ramo di palma, mentre con la destra in- dica l'iscrizione con l'elenco dei caduti_ . Nei rimanenti paesi dell'entroterra ligure in cui il nu- mero dei morti è stato ridotto (la maggioranza), corri- sponde una forma di monumentalizzazione sempre modesta e poco appariscente: lapidi disadorne, o completate con bassorilievi (Fontanigorda, Cogorno, Carasco, Castiglione Ch., S. Olcese), colonne mozze (Rondanina), cippi (Avegno, Orero, Propata). A volte abbiamo avuto l'impressione, nell' osservare questi piccoli monumenti e nel leggere le iscrizioni, che fos- sero piu un segno di affetto, un modo di ricordare piu de- gnamente ogni singolo ragazzo morto in guerra voluto dai congiunti, dall'intera comunità in cui vivevano piuttosto che un anonimo monumento ai caduti ufficiale. Questa suggestione si concretizza in modo lampante nel monumento di Avegno posto davanti alla chiesa parroc- chiale: è un cippo di marmo con un semplice fregio allego- rico che non reca nessuna iscrizione (ora vi hanno applicato 652 
una lapide che ricorda i caduti della seconda guerra mon- diale), solo i nomi dei caduti, la data di morte e lO foto ovali che riproducono i volti dei giovani morti in guerra. Qui non ci troviamo davanti al compiersi del rituale del mito del caduto, ma ad una pratica di commemorazione le- gata al culto privato dei morti: solo cosi si spiega la pre- senza di quelle fotografie, simboli fisici che rinviano ad un' assenza carichi di valori affettivi e personali inesistenti nel monumento pubblico ufficiale. 2.3. Le iscrizioni. I monumenti della Liguria confermano la grande varietà casistica delle iscrizioni. Nei monumenti ai caduti liguri l'uso delle citazioni latine è poco frequente, ed è quasi sempre limitato ad una funzione accessoria. La lun- ghezza può essere ridottissima, ma anche estremamente pro- lissa. Tutte le epigrafi seguono comunque uno schema lette- rario costituito da una serie di elementi tematici fissi dai quali la formula compositiva raramente si allontana. Ciò non signi- fica che tutte le iscrizioni presentino tutti questi temi, ma a seconda della loro lunghezza, almeno uno di questi temi è sempre presente. Vediamoli nell'ordine: 1) La dedica iniziale: a volte viene omessa (soprattutto nelle iscrizioni che vogliono essere piu colte): il piu delle volte corrisponde all'intera epigrafe. Può variare al mas- simo nella giustapposizione del termine figli accanto a ca- duti per cui viene accentuato il vincolo matriarcale. a) AI - CADUTI FIGLI CADUTI b) (inserimento di un possessivo) AI - SUOI - CADUTI FIGLI CADUTI c) (inserimento di un aggettivo glorificativo) AI - SUOI - FORTI - CADUTI VALOROSI - FIGLI CADUTI GLORIOSI PRODI Nel monumento di Montoggio a decretare allo stesso tempo l'orgoglio per l'atto eroico compiuto dai propri figli 653 
e lo sconforto per la loro perdita viene inserito - unico esempio - un aggettivo comparativo Montoggio/ai/migliori suoi figli. Restano unici come tipo di dedica iniziale gli esempi di Fontanigorda: A voi benedetti militi e di Rovegno: Agli eroici fratelli; mentre a Genova-Pegli ci troviamo di fronte ad un' epigrafe stringatissima: Pegli/ai suoi/morti immortali, efficacissima nel riassumere in due parole il meccanismo di risarcimento simbolico che il monumento ai caduti fa scat- tare: alla morte donata corrisponde la gloria immortale. Al- trettanto lapidaria è quella di Arenzano: All'Italia. 2) Il sacrificio, l'olocausto: le parole usate per descrivere come i «figli caduti» abbiano affrontato la morte non se- guono uno schema rigido ma, in linea di massima, tendono ad esaltare il sacrificio o implicitamente limitandosi a cele- brare la morte eroica oppure esplicitamente mettendo in luce l'entità del supremo dono della vita_ a) (l'esaltazione della morte affrontata senza paura non prevede grosse varianti linguistiche) CADDERO - GLORIOSENTE EROICENTE GENEROSENTE CON EROICO SORRISO b) (piu varie le formule espositive in cui si fa esplicito riferimento al sacrificio) IL SACRIFICIO - DEGLI EROI DELLA VITA SUPREMO DE LA FIORENTE VITA OLOCAUSTO - SUBLE DELLA VITA OFFRIRONO - p A VIDI, SERENI LE GIOVANI VITE DIEDERO - GENEROSENTE LA FIORENTE VITA DONARONO - LA VITA Nel monumento di Vado Ligure, una piramide con una statua allegorica su ognuno dei quattro lati, compare, asso- ciata alla statua dell' olocausto (pastore con agnello), l'unica iscrizione latina che si riferisce a questo tema: Sicut incen- sum ad te domine olocaustum. 3) La Patria: «- Perché? - [si chiede] perdutamente, l'inconsolabile madre [del figlio caduto]. - Per la gran- 654 
dezza della patria! -, le risponde la voce trasumanata del figlio, e la madre va dietro la memoria di lui, circonfusa di luce!» 23. All'interno di tutte le iscrizioni è l'elemento fondamen- tale, quello che legittima l'olocausto di massa. A volte il nome Patria è sostituito direttamente con Italia, ma è meno frequente. Lo schema espositivo è abbastanza ripetitivo e prevede quasi sempre l'inserimento di un termine che ne rafforzi il valore simbolico: a) PER - LA PATRIA L'ITALIA b) PER - LA VITTORIA - DELLA P A TRIA LA REDENZIONE LA GRANDEZZA c) PER - COMPIERE - L'ITALIA LA GRANDEZZA - DELL'ITALIA LA SALVEZZA L'ONORE Nelle iscrizioni pili dotte a volte l'ideale della Patria si accompagna con quello della libertà: Per la Patria/per la li- bertà dei popoli/per l'onore d'Italia si legge sul monumento di Rovegno; a volte invece si associa ad esplicite remini- scenze risorgimentali: Per la rivendicazione/dei sacri confini e diritti/d'Italia Nostra recita la lapide di Levanto. 4) La Grande Guerra, la guerra giusta: rispetto ai temi precedenti questo compare solo nelle epigrafi pili lunghe, quelle c4e vogliono dare un'eco pili ridondante all'avveni- mento. E significativo notare come alcune iscrizioni ten- dano ad esaltare il carattere internazionale del conflitto, mentre altre lo presentino come un prolungamento delle guerre risorgimentali: 23 Giannino Antona-Traversi-Grismondi, Cimiteri di guerra, in Il Decennale, Pubblicazione nazionale sotto l'augusto patronato di S_M_ il Re, Firenze, 1925, p_ 466_ ' 655 
a) [CADUTI] - NELLA GRANDE GUERRA NELL'IMMANE - CONFUTTO GUERRA FATALE b) [CADUTI] - NELLA GUERRA - EUROPEA MONDIALE NELL'IMMANE - CONFLITTO EUROPEO GUERRA DELLE NAZIONI c) [CADUTI] - NELLA GUERRA - ITALO-AUSTRIACA DI REDENZIONE DI LmERAZIONE A Vado Ligure un'altra iscrizione latina posta sotto la statua che rappresenta la Guerra Giusta (un guerriero me- dievale) recita: Ab iusto bello summa gloria. 5) Dio: nelle iscrizioni 1'aspetto religioso è molto glis- sato, a dimostrazione che in primo luogo ci troviamo di fronte ad un rito civile, ma nei pochi esempi in cui è espli- citato, la presenza di Dio svolge una funzione di legittima- zione cattolica del rito che si sta compiendo. Ed allora si assiste ad una macabra spartizione della vittima tra Dio e la Patria: A DIO LO SPIRITO - ALLA PATRIA IN OLOCAUSTO LA VITA (Bolzaneto) DA DIO IL PREMIO - DAL COMUNE QUESTO UMILE RICORDO (Carasco) LUCE DI PACE E DI GLORIA CONCEDA IDDIO - ONORE E AFFETTO PERENNE L'ITALA GENTE (Pieve Ligure) Vi sono infine le eccezioni dei monumenti di Varazze e Mignanego, nei quali l'iconografia che attinge quasi esclusi- vamente alla simbologia cristiana - una Madonna a Migna- nego, un Cristo a Varazze - si riflette anche nelle iscri- zioni: O Madonna della Pace/accogli e proteggi fra la Guardia e la Vittoria/i morti per la Patria (Mignanego); Ai prodi suoi figli/che collo sguardo in Cristo/caddero per la Patria (Va- razze) . 6) Morti e risorti: Quale piu bella, piu pura morte [di] quella del soldato sul campo? Morte imposta quella [che si abbatte sull'uomo in tempo di pace], morte voluta questa; vita divelta la prima, vita donata la seconda; fine che ha 656 
un fine; cadere che è un risorgere; gelo di un corpo, donde balza la fiamma di un' anima; ombra che illumina gli estinti e i vivi, perché gli uni e gli altri irradia di gloria! 24_ Anche questo è un tema che non sempre compare espli- citamente, pur costituendo il nodo centrale del meccanismo di dono e contro-dono. Inoltre non esiste una formula espo- sitiva comune; vi è però in tutte le iscrizioni la tendenza a contrapporre, ed a volte rimuovere, la morte fisica con l'immortalità che si tributa agli eroi. L'esempio che meglio riassume questa operazione lo troviamo nell'iscrizione già citata del monumento di Pegli in cui i due termini antitetici morti e immortali vengono affiancati in una soluzione catar- tica. Per il resto gli esempi sono molto vari. Ne riportiamo alcuni: NON MORTI SIAMO/CI TRASMUTAMMO IN LUCE/A FAR PERENNE/GIOR- NO/SUL CAMMINO D'ITALIA/E NEL TUO CUORE (Ospedaletti) CADUTI/PER L'UNITÀ D'ITALIA/RISORTI/NELLA Gl.ORIA DEGU EROI ETERNI (Isola del Cantone) O VOI CHE VIVRETE IN ETERNO/DITE AI VENTURI LE OPERE E I GIORNI/ ONDE LA PATRIA È GRANDE (La Spezia) DI QUI SEMPRE/FINCHÉ SIA LUCE DIVINA/SPLENDERANNO I TUOI CADUTI (Sanremo) 2.4. L'iconografia. Nell'iconografia dei monumenti li- guri eravamo convinti di riscontrare una maggiore caratte- rizzazione che tenesse conto della secolare tradizione mari- nara della regione e che quindi esaltasse in particolare i ca- duti del mare. Al contrario, su tutto il campione da noi esa- minato solo i monumenti di Laigueglia, Loano e Pegli pre- sentano dei moduli figurativi tipicamente marinari. Altri piccoli riferimenti alla guerra di mare li troviamo solo in al- cune epigrafi: nel monumento di Lerici, in terra e in mare; in quello di Pavale di Malvaro, sul campo, nei gorghi delle onde; e in quello di S. Margherita, O mare nostrum. Il monumento di Laigueglia (1923), è forse il pili ati- pico: rappresenta l'unico esempio di marinaio fissato nel- l'atto simbolico di issare la vela sulla prua di una nave di 24 Ibidem, p_ 465_ 657 
- '"', '1  $o  . " Monumento ai caduti di Laigueglia (Savona)" 658 . \ o .... ,"t --- - - -- - .....- -- -- ..... -- -""'! - - - - - ... .... ..- ..- .... "-,-, 
aspetto romano-medievale. Quello di Loano (1930), posto significativamente in direzione del mare, ci mostra un'im- ponente figura di Vittoria Alata disegnata in modo da ri- chiamare alla mente nelle linee e nelle forme una polena. E soprattutto lo slancio dinamico che colpisce in questa Vit- toria Alata: posta su una prua di nave stilizzata, è raffigu- rata armata di spada e scudo nell' atto di gettarsi in avanti per colpire il nemico. Pili semplice il monumento di Pegli: un altare disegnato sempre a forma di prua stilizzata con ai lati due colonne di stile neoclassico. Tutti gli altri monumenti ai caduti del ' 15-' 18 innalzati in Liguria non si allontanano mai dal modello figurativo im- perante che in primo luogo doveva evidenziare il carattere prettamente continentale della Grande Guerra. Si ritrova cosi la conferma che i valori che vengono celebrati sono sempre quelli della guerra in montagna, della guerra in trin- cea, ed il suo protagonista e simbolo indiscusso, il soldato- contadino, è stato sempre rappresentato o come fante, o trasfigurato nella figura mitica dell' antico guerriero (in Li- guria manca la tipologia dell'alpino). In entrambi i casi la loro caratterizzazione è sempre trionfalistica, eroica: i mo- numenti ce li mostrano in quell' atteggiamento fiero e orgo- glioso mai sofferente, dolorante, di cui si esaltava il citato articolista di Esercito e Nazione. .... E possibile riscontrare anche in Liguria la sola parziale eccezione del monumento di S. Margherita Ligure, anteriore al 1923, opera di Pietro Canonica, in cui nella raffigura- zione realistica del fante agonizzante sulla trincea traspare il senso tragico della guerra, anche se mitigato dall' espres- sione del volto che sembra esprimere la consapevolezza di una morte non vana. La Vittoria Alata e la Nazione-Patria sono i motivi che in Ligura piu di frequente si pongono in alternativa all'ico- nografia di stampo virile. In alcuni casi (Loano, Sarzana) la Vittoria Alata assume una connotazione spiccatamente ag- gressiva e guerriera, armata com'è di spada e scudo e raffi- gurata nell' atto di colpire il nemico; l'opposta raffigura- zione la troviamo invece a Carasco dove la figura angelicata della Vittoria viene ad unirsi simbolicamente con quella 659 
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della Patria mentre le pone sul capo una corona d' allo in un bassorilievo chiuso simbolicamente a forma di cuore. La campana caratterizza invece i monumenti di Savona e Pontedecimo: chiaro riferimento alla gigantesca Campana dei Caduti fusa nel bronzo dei cannoni nel 1924 e issata sul castello di Rovereto. Il monumento di Pontedecimo (1927) raffigura «due possenti figure che agitano in alto una Campana, sono gli Eroi risorti nel giorno della Vittoria» 25. Pili complesso e significativo il monumento di Savona (1927): al centro quattro figure sorreggono la campana, che - come recita l'iscrizione - è la voce sacra/dei morti per la gloria d'Italia; a sinistra e a destra due gruppi bronzei che nel simboleggiare il 24 maggio e il 4 novembre sono esem- plari nel riassumere l'ideologia sia del soldato che si immola da eroe sia del processo di identificazione tra la madre del figlio caduto e la Madre-Patria orgogliosa figliatrice di eroi. L'autore - Luigi Venzano - cosi ne spiega il con- cetto: 24 maggio 1915 La generazione che passa, il Veterano, richiamando le ore tristi ed eroiche della schiavitu, dà 1'incitamento della rievocazione, il saluto au- gurale al Giovane partente, virile rinascita di propositi, che movendo verso l'immolazione, verso la redentrice lotta, nutre la fede, la volontà di vita nel Popolo schiavo, forte e pur accasciato sotto il peso della in- fausta storia delle ore non ancora libere. 4 Novembre 1918 La Vedova nelle ore liete e nostalgiche porge all'Or/ano, veniente ge- nerazione, la sacra reliquia del Caduto, perché riponga il suo bacio ed imprimasi nell' animo il sentimento di gratitudine: auspice e benedicente la Madre figliatrice degli Eroi, delle anime tutte, che aleggiano nell'epica scena, fiamma sempiterna, da cui emana la giovane calda creatura glori- ficante il Popolo vittorioso nella costante sua opra reggente la grandezza della fausta storia 26. 25 Solenni cerimonie a Pontedecimo. L'inaugurazione del monumento ai Caduti, in «Secolo XIX», 12 luglio 1927, p. 6. 26 Savona ai 'Suoi figli gloriosi morti per la grandezza della Patria, Savona, 18 setto 1927. 661 
. In conclusione abbiamo ritenuto utile restituire un qua- dro complessivo dei nlodelli figurativi prevalenti riprodu- cendo nella tabella 2 uno schema della principale tipologia iconografica riscontrata in Liguria 27. 27 Precisiamo che la tabella vuole essere solo indicativa in quanto le varianti all'interno di ogni modello elencato sono molteplici; inoltre, quando si sono pre- sentati casi di sovrapposizione di piu motivi architettonici ed iconografici, ab- biamo sempre privilegiato nella scelta l'elemento figurativo principale. A Cicagna il monumento coincide con un ponte denonlinato Ponte della Vit- toria. Inaugurato nel 1932 per collegare le due parti del paese divise dal torrente Lavagna, è privo di iconografia: solo 4 lapidi (due ad ogni lato del ponte) che ri- portano l'elenco dei caduti. 662