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Год: 1931

Текст
                    DIREZIONE SUPERIORE DEL SERVIZIO TECNICO DI ARTIGLIERIA
MONOGRAFIA
sugli studi e le esperienze per la definizione
dell’obice 100/22
ROMA
193 1


DIREZIONE SUPERIORE DEL SERVIZIO TECNICO DI ARTIGLIERIA MONOGRAFIA sugli studi e le esperienze per la definizione dell’obice 100/22 KO m a 1 93 1
MONOGRAFIA sugli studi e le esperienze per la definizione dell’obice da 100/22 PREMESSA L’obice da 100/17 Skoda ha una gittata piuttosto limitata (con la carica eccezionale, 8100 m. per la granata mod. 75; 7900 m. per lo shrapnel). Tale gittata è inferiore a quella che concede il can- none da 75/27, più leggero e quindi più maneggevole (8400 tìietri per la velocità iniziale di 510 m/s). A migliorare tali condizioni la Direzione Superiore del Servizio Tecnico d Artiglieria impostò il problema di aumentare tale git- tata, non solo in paragone con quella ottenibile con il muniziona- mento oggi regolamentare per il cannone da 75/27, ma altresì in raffronto a quella che sarebbe stata per diventare la gittata di que- sta ultima bocca da fuoco, dotata di un munizionamento più adatto. E -poiché ci si riprometteva di portare, con tale munizionamento, la gittata del 75/27 a. 10 km., ne venne di conseguenza che sarebbe stato necessario richiedere all’obice da 100 una gittata, anch’essa, di almeno 10.000 metri. All’aumento previsto di gittata sarebbe riescito congiunto un accrescimento di energia alla bocca del pezzo, in confronto a quella che fornisce il materiale Skoda quando impiega la carica eccezio- nale. Ad ogni ricerca di soluzione di balistica interna e di resistenza dell’affusto, doveva quindi precedere una profonda disamina della balistica esterna,, per determinare quale soluzione avrebbe portato, al minimo consumo di carica di lancio ed al minimo tormento del- Paffusto. Ci si richiama allo studio del Generale Renzo Garrone .apparso sulla Rivista d'Artiglieria e Genio del 4° trimestre .1929, riferen- tesi alla definizione del peso « optimum » del proietto in relazione al calibro, alla energia alla bocca ed al coefficiente di forma.
- 6 - Al principio del 1928 già si conoscevano i primi risultati bali- stici ottenuti con la granata da 75, che divenne poi — con piccole va- rianti di forma interna — la granata mod. 28 per quel calibro. In questo proietto si era ottenuto sperimentalmente un coefficiente di forma di 0,64, cui corrispondeva una i|3 = 0,56. Pertanto, preveduta balisticamente necessaria una energia alla bocca di 158 Tm. ed una i|3 = 0,6 si andò alla ricerca del peso « op- timum » della nuova granata. Il valore assunto per i6 appariva molto prudenziale, in rela- zione ai risultati citati innanzi, tanto più considerando che, per la gittata di 8100 m., già la stessa granata austriaca mod. 15 forniva tale valore; però le successive esperienze dettero ragione del dato prescelto, in quanto, in effetti, lo si verificò prossimamente corri- spondente al vero; mentre, con l’aumento 'di velocità iniziale, l’iP della granata austriaca mod. 15 salì a 0,79. Il peso « optimum » (1) risultò di circa kg. 13,600 ; uguale cioè a quello della granata mod. 15 austriaca. E poiché con tale peso risultava dal disegno una granata di conveniente grossessa di pa- reti, tale cioè da potersi anche — all 'evenienza — allestire in ghisa ad alta resistenza, con una capacità di esplosivo prossima ai 2 kg., si accettò senz’altro quel peso applicato ad una forma di proiettile simile a quella della granata mod. 28 da 75, come dato acquisito. Per tale proiettile e per l’energia di 158 Tm. la velocità ini- ziale risulta di 477 m/s (in raffronto ai 397 dell’obice da 100/17). Ma, se si fosse mantenuto inalterato il peso delle masse rincu- lanti, questo aumento di velocità iniziale avrebbe accresciuto del 45 % l’energia di rinculo ed in uguale proporzione il tormento del- l’affusto. La soluzione quindi, in tale senso, non era effettuabile, per quanto si sapesse che l’affusto Skoda da 100 ha un buon eccesso di resistenza. (Crii Ufficiali dell'Esercito Austro-Ungarico calcolano questo eccesso di resistenza, sull’ordine di grandezza del 25%). La continuazione dello studio fu orientata allora alla possibilità di ottenere il necessario incremento di velocità iniziale, con un tor- mento dell’affusto che non superasse quello della vecchia bocca da fuoco di oltre il 10-15%. (1) Per lo sviluppo analitico della teoria vedasi l’allegato n. 1. I risultati numerici dettero per Kg. 13,600 di proietto e 0,6 di coefficiente di forma, il peso «optimum» corri- spondente ad una velocità iniziale fra 482 e 485 m/s.
— 7 — il problema è risolvibile mediante i'artifizio di nn conveniente appesantimento della bocca da fuoco: si ricorda infatti che la velo- cità iniziale del proietto e la velocità di rinculo della bocca da fuoco sono legate dalla nota legge della immobilità del centro di gravità di un sistema deformabile sottoposto a sole forze interne ; legge che si esprime in formula con la notazione seguente : . 1 V (p H--------9 W) = v P 2 in cui P e v sono il peso e la velocità di rinculo della bocca da fuoco, p e V il peso e la velocità iniziale del proietto, co il peso della carica, 0 un coefficiente sperimentale. A pari energia iniziale del proietto i pesi e le velocità di rinculo di due diverse bocche da fuoco sono legati dalla relazione: vP = v'P'; mentre le loro energie di rinculo stanno fra loro come : E : E' = v1 2 P : v'2 P' (1) Dalla coesistenza delle due equazioni si licava : E : E' = v : v' = P' : P; e cioè: aumentando il P, diminuisce in proporzione inversa l’ener- gia di rinculo. Sulla base di queste considerazioni preliminari ed in conse- guenza di calcoli generici di primo orientamento, si impose il pro- plema di studiare un obice da 1.00, che, utilizzando l’affusto e l’ot- turatore del materiale originario, permettesse una gittata di 10 km. (l’autorizzazione venne concessa dal Ministero e comunicata dal- l’ispettorato deH'Artiglieria con foglio 1631 del 20-4-1928). 1 i (1) E : E' — -------- M v2 : ------ M' v'2, da cui semplificando: 2 2 E : E' = va P : v'2 P'
— 8 — PROBLEMA DI BALISTICA INTERNA Nel trasmettere al Reparto Progetti l’ordine di studio parti- colareggiato, vennero stabiliti quali dati invariabili: la lunghezza totale dell’anima (22 calibri), la pressione massima (2100 atmosferé- crusher) e la densità di caricamento (da 0,50 a 0,55) Era già stata fatta il 10 maggio 1928 una esperienza orienta- tiva con il cannone da 105 a volume di camera ridotto ed a granata Ansaldo portata al peso di kg. 15,750, coi rispondente per legge di similitudine al peso di kg. 13,600 della granata da 100. In questa esperienza si era ottenuto: peso della carica (balistite 2x20x20) . kg. 1,050 volume della camera a polvere . • 1. 2,526 pressione massima al crusher. . . atm. 1.683 velocità iniziale........................m/s. 476 I calcoli eseguiti in conseguenza dei risultati balistici suddetti portarono alla seguente soluzione teorica : .. . peso della carica (balistite 2x20x20) . kg. 0,841 voluitìe della camera a polvere 1. 1,603- pressione massima al crusher atm. 2.100 peso del proietto ..... kg. 13,600 velocità iniziale . . m/s. 477 Allo scopo di verificare sperimentalmente questi dati venne fatto modificare un obice da 100/17 all’origine delle righe in modo che, con la granata da 100 mod. 15, unica disponibile in quel mo- mento ed il cui peso tabulare era precisamente di kg. 13,600, si rea- lizzasse il volume di combustione di litri 1,603. Per la minor lun- ghezza dell’obice da 100/17 rispetto al 100/22, si prevedeva una ve- locità iniziale di m. 440,5. Sperimentalmente, invece, si ottenne : • peso della carica (balistite 2x20X20) . kg. 0.840 pressione massima al crusher . atm. 2.029 velocità iniziale media .... m/s. 441,2 La previsione teorica risultò quindi pienamente confermata. (2) La pressione 2100 atmosfere venne stabilita in relazione alla presunta resistenza della granata (di ghisa ad alta resistenza). Infatti con tale pressione si era sempre com- portata bene la granata, simile, da 75. La densità di 0,50 a 0,55 per cariche di balistite è stata prescelta per potere impiegare nella bocca da fuoco anche polveri alla sola nitro- cellulosa, senza oltrepassare le massime densità sperimentalmente provate nei cannoni. La lunghezza di 22 calibri viene di conseguenza.
— 9 — Fotografia N. 1 Fotografia N. 2
— 11 — Per realizzare con l’obice da 100/17 la velocità iniziale di m. 440,5, senza soverchiamente cimentare l’affusto, si ricorse al ri- piego di asportare il vomere all’affusto e di sottoporre alla coda il rinculo dell’affusto stesso sul terreno. Per tal modo, al rinculo del cannone non resisteva più una postazione ancorata al suolo, ma una massa relativamente piccola, libera di muovere quasi nella di- rezione del rinculo. La fot. n. 2 rappresenta l’affusto così sistemato. In effetti, il tormento del freno fu tanto ridotto che la lun- ghezza di rinculo dell’arma sulla culla risultò di circa la metà di quella normale, mentre l’affusto arretrò di circa 8 m. (Nettuno, 16 maggio 1928). In considerazione dei risultati ottenuti, i quali consentivano di prevedere, nell’obice modificato, un rendimento in energia iniziale del kg di 'carica, di circa 188 dinamodi, venne deciso che i dati bali- stici realizzati in questa esperienza fossero da adottarsi senz’altro per il nuovo obice. Risolto il problema principale di balistica interna, si passò alla definizione del più importante dei problemi secondari: la rigatura. L’obice da 100/17 ha la rigatura del passo di 25 calibri analoga alla rigatura dell’obice da 149/12; però nel passare dall’obice 149/12 all’obice da 149/17 Auto Haubitze, la Casa Skoda aveva aumentata l’inclinazione delle righe, portandola a 20 calibri, sorse allora il bisogno di controllare con tiri sperimentali la più redditizia incli- nazione delle righe. Non avendosi ancora a disposizione le nuove granate mod. 28 ; a guadagno di tempo si decise di cominciare a de- terminare la rigatura più conveniente con la granata mod. 15, la quale avrebbe dovuto anch’essa fare parte, fino a consumazione, del munizionamento della nuova bocca da fuoco. Rigato pertanto a 20 calibri un obice da 100 in via di ultima- zione di ritubamento, si procedette nei giorni 31 maggio e 2 giu- gno 1928 ad una prova comparativa, aumentando la carica in modo da ottenere la velocità iniziale di 477 m/sec., pari a quella di pro- getto dell’obice da 100/22. La carica risultò di kg. 1,089 di balistite in piastrelle 2,5x25x25, cui corrispose una pressione massima di .2282 atm. (crusher). I risultati furono: — obice rigato a 20 calibri X = 9011,9; F = 267,95; E —39,78 m. — obice rigato a 25 » X = 8696,8 ; F = 295,33 ; E = 53,98 m. se ne dedusse quindi che la rigatura di 25 calibri non è appropriata
— 12 - per la velocità iniziale di 477 m. e che l’aumento dell’inclinazione delle righe a 20 calibri daVa un guadagno di 300 m. nella gittata, del 10% nella striscia longitudinale, del 25% nella striscia laterale.. Anche per effettuare queste esperienze comparative si dovette far ricorso ad espedienti, oltre quello già citato, di impiegare una balistite più lenta, per non cimentare soverchiamente l’affusto, sia in dipendenza della energia di rinculo da ammortizzare in più breve corsa del freno, sia per tener conto, alle forti elevazioni, della componente verticale del rinculo. Lasciando il piastrone di cui si è fatto cenno innanzi, si sistemò l’affusto sopra due sgabelli appoggiati a due cunei freno. Per tal modo, il rinculo della bocca da fuoco sulla culla risultava assai più grande, mentre l’affusto aveva sempre la possibilità di rinculare esso pure. La sistemazione appare nelle fot. 3 e 4. Come nelle previsioni, la granata mod. 15 diede una gittata inferiore di mille metri circa a quella ottenuta con la granata mod. 18 e, rispetto a questa, una dispersione assai notevole. In conseguenza, considerato che per le velocità superiori ai 400 m. la granata mod. 28 avrebbe dovuto essere il proietto ordi- nario, vennero fatti preparare dall'Arsenale di Napoli tre obici da' 100/17, ritubati a 100/22, rispettivamente con le rigature di 18, 20 e 25 calibri, disegnando camera a polvere atta a realizzare, con la granata mod. 28, un volume di combustione di litri 1,560. Ai primi dell’agosto 1928 i tre affusti erano pronti, mentre an- cora mancavano i proiettili mod. 1928; pertanto, nei giorni 3 e 5 agosto, al Poligono di Nettuno, si controllarono ancora le gittate e le strisele con la granata mod. 1915 e la carica effettiva di balistite 2x20x20 capace di fornire la velocità di 477 m/sec. Scopo della ripetizione della esperienza fu quello di sceverare la dispersione do- vuta al movimento del proietto sulla traiettoria, dall’incremento che doveva aver fornito ad essa un tiro con pressioni troppo elevate in volata e quindi con variazioni di velocità iniziale da colpo a colpo maggiori di quelle che sarebbe stato per dare l’obice da 100/22. In tali esperienze l’obice rigato a 18 calibri dette gittate infe- riori; l’obice rigato a 20 calibri dette risultati migliori, e preci- samente: : ’ ’ X = 9004,56 m.; F = 221,l nn; E = 33,35 m. ’ 1 Dal confronto di questi risultati, con quelli ottenuti con l’obice da 100-17 a pari velocità si deduce che, essendo rimasta pratica-
— 13 — Fotografia N. 3
— 15 — Fotografìa N. 4
— 17 — mente invariata la gittata, l’allungamento della bocca da fuoco aveva fatto guadagnare il 17°/o nella striscia longitudinale. Per completare i dati di orientamento relativi al comporta- mento della granata mod. 15 nell’obice da 100/22, nei giorni 20 e 21 dicembre 1928 vennero effettuati tiri a carica massima con angolo di tiro minore, e tiri a cariche ridotte, impiegando i tre obici da 100/17 trasformati a 100/22 e rigati a 18-20 e 25 calibri. Il pezzo appesantito con le masse aggiuntive di piombo, come è detto a pa- gina 18, fece i tiri con il vomero abbassato ; gli altri due tirarono facendo ricorso ai ripieghi precedentemente rappresentati nelle fo- tografìe 1, 2, 3 e 4. I risultati ottenuti furono i seguenti, che si ottennero con la granitura, di balistite 2x20X20: PROIETTI RIGA- TURA V Peso carica (1) Peso proiet- to Elevar zione X F E 18 cal. 477 0,895 33,6 28000 5491,3 153,2 13,0 Granata Mod. 15 1 20 cal. » 0,890 » » 5508,2 185,9 17,2 25 cal. » 0,950 » » 5367,4 145,3 8,8 Granata i 1 20 cal. 414 0,750 » 36O00 5955,4 82,6 7,4 Mod. 15 in i 25 cal. » » » » 5586,0 107,1 15,4 ghisa J 20 cal. 200 0,180 » 75000 3249,1 72,8 3,7 animata 25 cal. 1 » » » » 2920,7 71,8 5,6 Questi dati, paragonati con quelli ottenuti il 31 marzo, 2 giu- gno, 3 e 5 agosto fecero emergere: 1°) che, a parità di altre condizioni, l’obice rigato a 20 calibri dà migliori risultati in gittata ed in precisione, che non quelli rigati rispettivamente a 18 ed a 25 calibri; 2°) che l’allungamento della bocca da fuoco da 17 a 22 calibri porta, a pari velocità iniziale, ad un miglioramento sentito nella precisione del tiro. Infatti, la striscia longitudinale si è ristretta del 17 %. Sulla striscia influisce il comportamento del proietto sulla traiettoria da colpo a colpo e la variazione di velocità iniziale da (1) Carica omogenea di balistite 2x20x20.
— 18 — colpo a colpo; le due cause si sommano con la legge della somma degli errori. Essendo uguale la velocità iniziale tabulare e l’incli- nazione delle righe, la diminuzione del 17% nel valore della striscia longitudinale è da attribuire esclusivamente alla maggior regolarità della velocità iniziale conseguente dalla maggior lunghezza della bocca da fuoco; 3°) la granata mod. 15 fornisce sempre una precisione di tiro poco soddisfacente ; ciò si nota essenzialmente nei tiri a carica mas- sima, i quali dovrebbero fornire le migliori condizioni per la più appropriata densità, di caricamento, ed invece dànno una striscia superiore al 2% della gittata. (In un’artiglieria ben studiata, a ca- rica massima, la dispersione non dovrebbe superare 1’1% della gittata). Con queste esperienze si ritenne esaurito il ciclo sperimentale, in via 'di definizione, dell’obice da 100/22 con il munizionamento mod. 15 e rimasero pertanto sospese le esperienze di balistica esterna ed interna, fino all’arrivo delle granate mod. 28, passando, nel frattempo, alla definizione sperimentale del comportamento del- l'affusto. DEFINIZIONE TEORICO-SPERIMENTALE DEL COMPORTAMENTO DELL’AFFUSTO Stabilito di lasciare inalterate le lunghezze di rinculo alle varie elevazioni ed il freno de'll’obice da 100/17, ne conseguiva che, per contenere il tormento del freno di sparo in un ordine di grandezza non superiore al 13% dei valori dati dall’obice da 100/17, occorreva appesantire la bocca da fuoco di 150 kg. L'appesantimento, scartando il ricorso ad equilibratori assai più potenti, e non volendo variare eccessivamente la pressione della coda sul terreno, doveva essere realizzato in modo da non variare sensibilmente la distanza — nel senso dell’asse dell’anima — del centro di gravità delle masse oscillanti rispetto all’asse degli orec- chioni. . _ ; Prima di passare alla effettiva costruzione della bocca da fuoco, sembrò prudente controllare, con l’esperienza, l’esattezza dei cal- coli; e perciò si appesantì artificialmente uno degli obici da 100/17 allungato al calibro 100/22 col fermargli, in posizione longitudinal-
— 19 — Fotografia N. 5
— 21 — Fotografia N. 6
— 23 — Fotografia N. 7
— 25 — mente conveniente, una massa aggiuntiva di piombo, secondo quanto appare dalle fotografie n. 5, 6 e 7. L’obice così modificato venne esperimentato il giorno 1° dicembre 1928 a Nettuno, ottenendone la stabilità anche nelle condizioni più sfavorevoli, e cioè di carica massima e di tiro con angolo di elevazione inferiore ai 20°. I favorevoli risultati conseguiti permisero di dichiarare risolto anche il problema dell’affusto. ; PROBLEMA DI BALISTICA ESTERNA CON LA GRANATA MOD. 1928 Le granate mod. 1928, ordinate all’industria privata fin dal maggio 1928, giunsero a Nettuno il 19 gennaio 1929. Con esse, il giorno 1° febbraio 1929, previa determinazione sperimentale del pesò di carica di balistite 2X20X20, capace di fornire la velocità iniziale di 477 m/s. e che risultò di kg. 0,840, vennero effettuate serie di esattezza comparativa con le tre bocche da fuoco, rigate a 18-20 e 25 calibri di cui è cenno innanzi. Si iniziò con l’angolo di tiro di 360°° per non portare il pezzo fuori del poligono, e si ottennero i seguenti risultati : BOCCA DA FUOCO Angolo di tiro Gittata ottenuta m. Strisce contenenti il 50 °/0 dei colpi F E Obice da 100/17 mod. 100/22 rigatura 18 calibri 36000 7365,30 66,9 8.2 idem rigatura 20 calibri » 7450,33 44,8 24,2 idem rigatura 25 calibri » 7095,75 85,68 21,2 Da essi apparve un aumento di gittata ed una diminuzione di dispersione, sia scendendo dalla rigatura di 25 calibri a quella di
— 26 — 20, quanto salendo a quest’ultima dalla rigatura di 18 calibri. La piccolezza della striscia longitudinale per la rigatura di 20 calibri appalesava poi di essere assai prossimi alla rotazione optima del proietto. Si giudicò pertanto non necessario ripetere anche per la gittata massima i tiri con l’obice rigato a 25 calibri. I. risultati avuti con la gittata massima risultano dallo specchio seguente: . BOCCA DA FUOCO Angolo di tiro Gittata ottenuta m. Strisce contenenti il 50 °/0 del colpi F E Obice da 100/17 mod. 100/22 rigatura 18 calibri 7lioo 10.103,93 52,64 30,4 idem rigatura 20 calibri » 10.076,59 87,91 33,29 Con questi risultati si ritenne definita la balistica esterna della nuova arma, e si decise di passare al progetto costruttivo della bocca da fuoco. PROGETTO DELLA BOCCA DA FUOCO Essendo questa la prima bocca da fuoco messa allo studio dal- l’Artiglieria Italiana dopo la guerra, si stimò opportuno adottare alcune definizioni costruttive che si imporranno maggiormente nelle bocche da fuoco future, quindi: a) benché la limitata velocità iniziale prevista non rendesse — rigorosamente parlando — necessario il ricambio del tubo fodera per consumo del tiro, considerato però che un consimile ricambio rappresenterà sempre un miglioramento nella bocca da fuoco e che il tentativo potrà servire ad addestrare gli Arsenali chiamati alla lavorazione su bocche da fuoco più lunghe (e quindi di più difficile costruzione) si decise di costituire la bocca da fuoco con tubo ri- cambiabile in batteria, sfilabile a freddo ; &) allo scopo di evitare: da una parte gli acciai ad altissime
— 27 iesistenze delle tubature tipo Armstrong; dall’altra i tubi di forti grossezze delle tubature tipo Ansaldo, si stabilì di adottare tuba- tura sottile, abbassandone la resistenza al limite elastico, restrin- gendo i giochi e le tolleranze, come può essere consentito da una buona tecnica moderna. Come elementi orientativi si fissò quale tolleranza di lavorazione all’esterno del tubo quella di m/m. — 0,02; quale tolleranza dell’interno del corpo del cannone quella di m/m +0,05 ; e come gioco minimo fra tubo e corpo, il valore di m/m. 0,04 ; c) standardizzare per questo e per tutti i progetti avvenire di artiglierie una conicità della generatrice sull’asse pari ad un mil- lesimo, allo scopo di semplificazione negli attrezzamenti. La bocca da fuoco definita, rappresentata nel disegno unito, presenta le seguenti caratteristiche: peso kg. 550; posizione del centro di gravità a m/m. 880 dal vivo di culatta ; resistenza trasversale massima 2800 Kg./cm2. ; carico elastico del tubo 65 Kg./mm’. ; carico elastico del corpo 40 Kg./mm2. Il tubo anima è fermato al corpo longitudinalmente, mediante una ghiera avvitata in culatta ed una spalletta ad un terzo circa della lunghezza del tubo; nel senso della rotazione mediante due chiavette in continuità della spalletta suddetta. I cerchi portagriffe sono investiti a calco sulla bocca da fuoco. Poiché, a quell’epoca, l’Arsenale di Napoli incaricato della fab- bricazione del primo manufatto sperimentale, non era ancora at- trezzato a realizzare in prima corrente le tolleranze stabilite dal progetto, venne concessa una maggior larghezza rinunciando per il solo primo esemplare alla intercambiabilità assoluta. In seguito alle prove sperimentali del 1° Febbraio 1929 venne comunicato all'Arsenale il passo della rigatura deciso per il primo esemplare in 20 calibri (rigatura elicoidale sinistrorsa, secondo le tradizioni dell'Artiglieria Italiana). Lo stabilimento costruttore — durante la lavorazione — ebbe modo di constatare che Fanello ferma-tubo (il quale doveva, secondo il progetto, essere avvitato nella culatta del nuovo obice) poteva es- sere sostituito utilmente da un corrispondente anello da avvitare alla volata dell’arma, e la proposta variante, ritenuta vantaggiosa, fu senz’altro accettata e seguita.- II 27 settembre 1929 il primo obice da 100/22, ultimato dall’of-
— 28‘ — fìcina e saggiato al tiro al Balipedio di Pozzuoli, venne al Centro Esperienze di Nettuno presentato al tiro a gittata massima alla presenza di S. E. il Ministro della Guerra, di S. E. il Capo di Stato Maggiore e di S. E. l’ispettore dell'Artiglieria. Quali dati di rilievo desunti dalla prima fabbricazione emersero : — un peso di bocca da fuoco supcriore di Kg. 30 a quello previsto ; — difficoltà costruttive nel realizzare le sedi delle chiavette di tenuta nei pressi della spalletta. Tali rilievi vennero corretti: riducendo il peso dell’arma nei limiti prestabiliti senza alterarne sensibilmente la posizione del -centro di gravità (Kg. 553 con otturatore, distanza del baricentro dal vivo di culatta m/m. 875), trasportando in volata le chiavette ferma tubo, come è mostrato nel disegno che segue. PROGETTO DEL RICUPERATORE E DELL’EQUILIBRATORE Dato l'appesantimento della bocca da fuoco e, conseguente- mente, delle masse rinculanti e delle masse oscillanti, era necessa- rio studiare l’adattamento degli organi di equilibramento e di ricupero. Lo studio del sistema equilibratore venne sviluppato sulla di- rettiva di mantenere immutati i bracci ed i sopporti dell’affusto da 100/17, i tubi guida, le coppe ed i tiranti, variando solo le molle, pur lasciandone intatta la primitiva lunghezza totale. Nella gamma delle inclinazioni dell'arma (—8° a +45°) il ca- rico di ognuna delle molle equilibratrici subisce variazioni da 1125 a 55 Kg. (i corrispondenti carichi del 100/17 sono 600 e 300 Kg.) il che obbliga, pur irrobustendo il manufatto, a far lavorare il ma- teriale ad un carico assai alto (125 Kg./mm2.); il fatto, però, non deve soverchiamente preoccupare, perchè il cimento unitario mas- simo si verifica solo nel caso eccezionalissimo di angolo di tiro uguale a —8°. La rappresentazione del sistema equilibratore — nella forma ultima definita — risulta dal disegno qui unito. Il ricuperatore, in relazione al nuovo pesò della massa rincu- lante, imponeva una reazione di molla variante da 600 Kg. di va- lore iniziale a 1090 Kg. di valore in corrispondenza del rinculo
— 29 — massimo : in tale scala di reazioni furono definite le caratteristiche delle molle ricuperatrici, adendo sempre di mira la più larga uti- lizzazione delle altre parti del freno e del ricuperatore. 11 disegno definito è quello qui unito, ove il carico unitario delle molle risulta, a compressione massima, di circa 100 Kg./mm2. La razionale soluzione del problema ha imposto, poi, il cam- bio del cilindro intermedio del recuperatole. ULTERIORI DEFINIZIONI BALISTICHE I tiri eseguiti il 1° f ebbi aio 1929 erano stati, data l’urgenza di sviluppare il progetto, a carattere piuttosto frammentario; per- tanto appena possibile si effettuarono serie di esattezza tanto con le granate mod. 15, quanto con quelle mod. 28, con i tre obici da 100/17, ritubati a 100/22, e rispettivamente rigati a 18? 20 e 25 ca- libri, non più alle sole gittate massime, ma anche alle gittate me- die e con velocità iniziali minime. Tali tiri, eseguiti i giorni 3, 4 ed 8 aprile 1929 dettero i ri- sultati seguenti: Gittata ottenuta Dispersione massima STRISGIE Longit. | later. E E Risultati (Vo - m. 377/s ; i - 36' Obice da 100/22 con rigatura 18 calibri . . . , del 3 (P3 ; Gran 7609.9 aprile lata di g 155,5 1929 hisa anim 26,9 lata M. 59,9 28) 9,50 idem idem 20 calibri 7601.5 104,— 15,1 42,05 8,65 idem idem 25 calibri 7653.40 123,5 51,9 59,3 17J
— 30 — Risultati del 4 aprile 1929 (Granata di ghisa animata M. 15) Gittata ottenuta Dispersione massima STBISCIE longit. later. E . Ohice da 100/22 18 calibri . con rigatura 6506.— 451,5 41,5 224.— 17.9 idem idem 20 calibri . 6670.— 269.5 23,5 81.4 11.3 idem idem 25 calibri . 6707.— 285.— 33,5 101.6 15.4 Risultati dell’8 aprile 1929 (Vo - 200/s; i - 302°0 ; Granata di ghisa animata M. 15) Obice da 100/22 18 calibri . con rigatura 2152.— 157.2 7.4 84.1 2.3 idem idem 20 calibri . 2173.— 117.4 4.9 44.2 2.— idem idem 25 calibri . • 2163.— 178.4 4.7 78.1 1.9 (Granata c li ghisa i mimata IV! L 28) Obice da 100/22 18 calibri . con rigatura 2137.— 135.8 4.8 51.1 2.8 idem idem 20 calibri . 2145.— 113.3 6.9 39.8 2.5 idem idem 25 calibri . 2220.— 105.2 5.3 36.1 1.8 (1) (1) — Nelle esperienze soprariportate fu notato uno stiramento longitudinale del del rame delle corone di forzamento (dovuto a sovrabbondanza di metallo) nelle granate mod. 28. ' Nei proietti sparati dopo l’ottobre 29 la corona fu modificata secondo il disegno N. 056002.
— 32 - L’esame dei risultati innanzi riportati ebbe a confermare — anche alle medie e minime gittate — che, delle tre rigature speri- mentate, la migliore è quella di 20 calibri e, pertanto con questa arma e con granate di ghisa animata mod. 15 e mod. 28 — rispet- tivamente munite di spoletta a d.e. da 149 e dì spoletta mod. 910 — si passò alla determinazione di una carica minima atta a dare una V minore di 250 m/s e, corrispondentemente, di una carica massima capace di fornire una velocità iniziale di 477 m/s, senza superare la pressione di regime stabilita per la bocca da fuoco (2100 at- mosfere). Tali tiri — eseguiti nei giorni 21 e 25 maggio 1929 — diedero i seguenti risultati: GRANATA MOD. 28 (spoletta mod. 910) carica = Kg. 0,178 (bai. 1,2 X 12 X 12); pressione 400 atm. ; V = 195,5. Su 8 colpi si verificò l’armamento di una sola spoletta, carica = Kg. 0,178 (bai. 1X10X10); pressione 479 atm.; V = 205,1 m/ sec. Su quattro colpi si ebbe una sola volta l’armamento della spoletta. GRANATA MOD. 15 (spoletta a d.e. da 149) carica = Kg. 0,188 (bai. 1 X 10 X 10) ; pressione 497 atm. ; V = 215. Su 7 colpi sparati si ebbe sempre l’armamento delle spolette. Il giorno 25 maggio furono eseguiti due tiri — di 15 colpi cia- scuno — a conferma dei due ultimi sopra riportati. Si ebbe il funzionamento di tutte le spolette a d.e. da 149 ed il funzionamento di 2 spolette mod. 910. Il 12 giugno 1929, il 1° Centro Esperienze d'Artiglieria — te- nendo costante l’elemento fondamentale di Kg. 0,174 di balistite 1 X 10 X 10 — determinò — nel detto obice da 100/22 rigato a 20 calibri ,— la carica di balistite 2 X 20 X 20 atta a dare con la gra- nata mod. 28, la velocità iniziale di 477 m/s corrispondentemente a una pressione massima di 2100 atm., ottenendo un peso di carica di Kg. 0,641; sotto una pressione corrispondente di 2265 atm. A seguito di questi risultati si procedette con ulteriori tiri, a determinare il numero e la specie delle cariche intermedie da inse- rirsi tra la minima e la massima anzi considerate.
- 33 — •Si pervenne così ad un sistema di 5 cariche, costituito da una carica fondamentale di gr. 187 di balistite 1 X 10 X 10, e quattro elementi -eguali di gr. 153 di balistite 2 X 20 X 20. Con questo sistema di cariche (1* soluzione) si eseguirono nel luglio e nell’agosto 1930 i tiri per la compilazione delle tavole di tiro provvisorie. La velocità e le pressioni, misurate in detti tiri, risultarono le seguenti: Carica V = m/s P = atm. 1“ 219,4 511 2“ 285,8 846 3” 353,8 1362 4“ 416,7 1871 5° 476,9 2495 Nel seguente specchio sono indicate, corrispondentemente alle 5 cariche, le gittate massime ottenute nei tiri e quelle relative agli angoli di caduta di 356°° e 354°°. x X X N° della carica max per a, =356°° per w =534 00 lo 4150 2760 3600 - 2° 6700 4300 5630 3° 8680 5290 6970 4° 9975 5820 7640 50 10880 6190 8080 Tale sistema presenta i seguenti inconvenienti: 1°). Le compenetrazioni fra le cariche non sono proporzionali alle gittate, ma crescono più rapidamente delle gittate; così, fra la 1" e la.2” carica la compenetrazione è troppo scarsa; è sufficiente fra la ’2* e là 3» ; mentre fra la 3“ e la 4a, come fra la 4° e la 5“, le com- penetrazioni sono assai maggiori del necessario. 2°) La pressione con. la carica massima risultò alquanto mag- giore di quelle prima ottenute; anche in un tiro con la granata mod. 2, che ha lo stesso peso della mod. 1, si ebbe una pressione quasi altrettanto alta (atm. 3432). Nei tiri precedenti, fatti per le ricerche preliminari, si avevano avute pressioni più basse di circa 200 atmosfere : la causa di tale differenza può darsi vada ricercata nelle differenti partite di balistite impiegate nelle varie prove.
— 34 — 3°) Con la 2a carica si hanno residui di un certo valore di balistite incombusta e qualche traccia se ne ha ancora con la 3a ca- rica; a ciò non corrispose irregolarità nelle velocità misurate. Tut- tavia conviene eliminare l’inconveniente. A migliorare la soluzione del problema si ritenne conveniente procedere ad una nuova ricerca, che fu orientata ai criteri sotto riportati con i risultati qui di seguito esposti. I criteri del nuovo orientamento furono di cercare di ottenere : 1°) Velocità massima come quella in precedenza stabilita, cioè m/ 477. 2°) Velocità minima inferiore a quella in precedenza stabilita, possibilmente anche inferiore a m/ 200. 3°) Pressione massima possibilmente non superiore a 2100 atm., ma certamente inferiore a 2200 atm. 4°) Quarta carica tale da raggiungere m. 9000 o quasi. 5°) Compenetrazione fra le prima 4 cariche, proporzionali alle gittate, e non inferiori a 1/10 delle gittate per angoli di caduta di 20°. 6°) Buona combustione della polvere per ogni carica. Si studiarono e provarono 3 differenti sistemi di cariche im- piegando : a) per il primo le graniture 1 X 10 X 10 ; 2 X 20 X 20 ; 2,5 X 25 X 25; b) per il secondo le graniture 1,2 X 12 X 12; 2 X 20 X 20; 2,5 X 25 X 25; c) per il terzo le graniture 1,2 X 12 X 12; 1,5 X 15 X 15; 2,5 X 25 X 25; La 1», 2*, 3% 4“ e 5“ condizione furono praticamente raggiunte, non così la 6», perchè colla 3« carica delle soluzioni a e b e con la 4> della soluzione c si ebbero notevoli residui di polvere incombusta; con le cariche minime delle 3 soluzióni e con la 4* carica delle solu-
— 35 — zioni a e & si ebbe anche qualche assai lieve traccia di incombusto. In queste prove, come nelle seguenti, venne sempre impiegata la granata di ghisa animata, portata al peso di gr. 13,225, peso me- dio risultato praticamente da granate cariche di tritolo munite di spoletta 930 e d.etonatore di acido picrico. 2“ SOLUZIONE . Giudicato necessario eliminare l’inconveniente del forte residuo incombusto in una delle cariche intermedie, dall’esame di tutti i ri- sultati precedenti si dedusse che si sarebbe potuto probabilmente raggiungere lo scopo solo con l’avvicinare le 2 velocità estreme, aumentando la velocità minima di quanto sarebbe statò necessario per permettere di costituirla con la granitura 1,5 X 15 X 15. Per- tanto le ricerche vennero intonate ad ottenere: 1° - Velocità massima: m. 477. 2° - Velocità minima: la più piccola che assicura una buona combustione della balistite di granitura 1,5 X 15 X 15. 3° - Pressione massima: possibilmente non superiore a 2100 atmosfere, certamente inferiore a 2200 atmosfere. 4° - Càrica 4“ tale da raggiungere m. 900 o quasi. 5° - Compenetrazione fra le prime 4 cariche proporzionali alle gittate, e non inferiore a 1/10 delle gittate, per angoli di caduta di 20°. 6° - Buona combustione dell apolvere in tutte le cariche. 7° - Possibilmente, impiego di 2 sole graniture. Fu allora progettato il sistema di cariche indicato' nel seguente specchio, in cui sono pure indicate le gittate massime e quelle corri- spondenti ad angoli di 'caduta di 356°" e 354°°, dedotte dai dati con- tenuti nelle tavole di tiro provvisorie, compilate in base ai tiri ese- guiti col sistema di cariche ad elementi aggiuntivi uguali, in pre- cedenza determinato.
— 36 — N. della carica GRANITURA V in. X max X per ©= 35600 X per 53400 1° 1,5 x 15 X 15 250 5400 3550 4550 2° 1,5 X 15 X 15 276 6300 4100 5300 3° 1,5 x 15 x 15 309 7400 4700 6100 4° 1,5 x 15 X 15 377 9200 5500 7150 e 2 x 20 X 20 5? 1,5 X 15 X 15 477 10800 6200 8080 2 x 20 X 20 oppure 1,5 X 15 X 15 2 x 20 X 20 e 2,5 X 25 X 25 Dall’esame dello, specchio, si vede1 che le compenetrazioni per co - - 356°° sono di circa il 28 °/c delle gittate fra 1“ e 2a carica del 29 °/o fra 2a e 3»; del 30 %> fra 3* e h; del 39 %, fra 4a e 5». Si ha poi ancora nna certa compenetrazione anche per l’angolo di caduta di 354°°. Dalle prove di tiro si ebbero i seguenti risultati: N. della carica Graniture e pesi V iniz. media Pressione media NOTE 1° 1,5 X 15 X 15 - gr. 280 248,2 514 Lievissime tracce di incombusto 2° di id. + gr. 45 di 1 elem. 1,5 x 15 X15 273,5 607 3° di id. + gr. 65 di 1 elem. 1,5X15X15 309,3 764 i 4° III id. + gr. 160 di 1 elem. 2 x 20 x 20 375,2 1249 Lievissime tracce di incombusto 5° di id. + gr. 270 di 1 elem. 2 x 20 x 20 480,4 2147
— 37 — Il sistema di carica esperimentato rispose ai criteri per i quali era stato progettato. Può dirsi praticamente completa la combu- stione, perchè le lievi tracce di polvere incombusta, potute racco- gliere su teloni disposti davanti al pezzo, con la 1“ e 4a carica non superavano quelle che si hanno, senza inconvenienti, anche in qual- che caso di cariche già in servizio. Con la stessa carica massima impiegata con la granata mod. 1, venne fatta anche una serie di sei colpi con la granata austriaca mod. 15, munita di spoletta a d.e. italiana (peso kg. 12,930 - corona a mm. 15 dal fondello), ottenendo: Vielocità iniz. media = ms. 478;6 Pressione media = atm. 1976 3" SOLUZIONE La 2“ soluzione era stata concretala con una carica fondamen- tale di gr. 280 di balistite 1,5 X 15 X 15; un primo elemento ag- giuntivo di gr. 45 ed un secondo elemento aggiuntivo di gr. 65 della stessa balistite; un terzo elemento aggiuntivo di gr. 160 ed un quarto elemento aggiuntivo di gr. 260 (tenuto conto della diminu- zione sopra accennata) di balistite 2 X 20 X 20. Desiderando elementi aggiuntivi uguali di una stessa granitu- ra una ulteriore soluzione è ottenibile considerando due elementi aggiuntivi di gr. 55 di balistite 1,5 X 15 X 15, e due elementi ag- giuntivi di gr. 210 di balistite 2 X 20 X 20. Si avrebbero allora aumenti nelle velocità iniziali, e nelle gittate corrispondenti alla 2» ed alla 4“ carica; e, conseguentemente, una lieve diminuzione nelle compenetrazioni tra 1« e 2> carica, e fra 3“ e 4»; e lievi aumenti nelle altre compenetrazioni. Ad ogni modo, le compenetrazioni diminuite sarebbero ancora sufficienti, come risulta dal seguente specchio, in cui sono rappresentate le velocità iniziali, le gittate massime e quelle corrispondenti ad angoli di caduta di 356°° e 354°°.
— 38 — N. della carica G R A NITUEA V iniz. X max X per a) = 35600 X per co = 53400 1» 1,5 X 15 X 15 — gr- 280 248 5300' ’ 3500 4500 2° id. + gr. 55 di 1,5 X15 X15 278 6400 4150 5400 3° id. gr. 55 di 1,5 X15 X15 309 7400 4700 6100 4° id. + gr. 210 di 2 X 20 X 20 395 9550 5650 7400 5° id. + gr. 210 di 2 X 20 X20 477 10880 6200 8080 Come si vede dallo specchio, questa 3* soluzione varia po- chissimo le precedenti compenetrazioni, perfeziona la combustione della 4« carica, per l’aumentato peso; semplifica il munizionamento, ed aumentando la gittata della 4“ carica, limita maggiormente l’im- piego della 5“, da considerarsi come eccezionale. Le tre diverse soluzioni sono state presentate alle Autorità Su- periori, alle quali spetta decidere la scelta di quella ritenuta più conveniente. DEFINIZIONE DELLA GRANATA MOD. 28 Essendo cominciata solo da qualche anno la preparazione del- l’attrezzatura per creare una documentazione sperimentale meto- dica delle forme migliori dei proiettili e dei risultati che da queste conseguono come gittata e come precisione di tiro, la granata mod. 28, al pari di quella mod. 29, venne definita su risultati speri- mentali, relativamente monchi. L’origine di entrambe si può ritrovare nei due proietti dise- gnati il 20 Marzo 1922 e riprodotti alla pagina seguente (dise- gno 2843), i quali diversificano essenzialmente per la forma più mar- cata dell’affusolamento. Tali proiettili furono sottoposti a prove piuttosto estese di
— 39 — GRANATA ORDINARIA DA 100/17 (20 Marzo 1922) Scala 1 : 3 Con ogiva più affusolata Con ogiva meno affusolata Disegno N. 2843
— 41 — tiro entro l’obice da 100/17 con i risultati riassunti a pagina che permettono di pervenire alle seguenti conclusioni: entrambi i proietti dànno vantaggi di gittata rispetto alla granata mod. 915 (la quale, con la carica di 0,488 fornisce una git- tati di 6100 metri, per 22° di elevazione, ed una gittata di 7800 per 42°); nel tiro dell’8 luglio 1924 la granata più affusolata ha dato gittata minore della granata meno affusolata ed ha presentato di- stinto il fenomeno del doppio raggruppamento ; il che starebbe a dimostrare, per quella velocità e quell’elevazione, un improprio cammino sulla traiettoria ; la non riproduzione del doppio raggrup- pamento (nei tiri del 9 settembre 1924 e del 18 febbraio 1925) può essere spiegata con condizioni atmosferiche migliori ma non modi- ficano le conclusioni dell’8 luglio; anzi i due colpi anomali su 11 del tiro del 18 febbraio 1925 vengono, in certo qual modo, a confermarlo. • Le strisciò ottenuté con la granata meno affusolata sono ab- bastanza omogenee; con la granata più affusolata invece si otten- gono saltuariamente strisciò molto strétte e strisciò molto larghe; il che induco a ritonero non essoro ottima, rispetto alla forma estèrna, la posiziono dol contro di gravità, o deficiente la stabilità del proietto sulla traiettoria.
— 42 — A seguito dei tiri del 6 Aprile 1925 le due forme di proietto sperimentate vennero momentaneamente abbandonate, per passare a prove su un nuovo tipo rappresentato in disegno alla, pagina se- guente (disegno 030.001). Prescindendo dalla costituzione costruttiva di questa nuova granata (che richiede per un solo proietto due operazioni di imbot- titura, il che è poco conveniente nei riguardi della produzione di guerra) si rileva che in questo proietto si conserva una forma acu- minata di ogiva e si arretra la posizione del centro di gravità; la rastrematura posteriore venne impiccolita, e non si riesce ora a rintracciare le considerazioni sperimentali, che a quell’impiccoli- mento condussero. Il proiettile riesci del peso di Kg. 14, e poiché risultava diminuita la camera da 100/17 nei tiri effettuati il 20 e 22 maggio, il 3 ed il 17 giugno 1925 venne impiegata una carica massima ridotta a gr. 465. Avendo, nel seguito, l’ispettorato dell'Artiglieria prescritto che il nuovo proiettile dovesse essere lanciato con la stessa carica della granata mod. 915, esso venne alleggerito di 600 grammi, venne modificato il fondello riducendolo cilindrico, e venne riportata in- dietro la corona di forzamento, fino ad avere la sua faccia poste- riore a m/m 14,5 dal vivo del fondello. Le esperienze con la prima granata sono riportate nella prima parte dello specchio a pagina 47, le esperienze con la seconda, nella seconda parte dello specchio stesso.
Data del- l’esperienza Carica PROIETTO PRESSIONE VELOCITÀ Eleva- zione Gitta- ta STRISCIE Tipo Peso Valore Scarto medio Valore Scarto medio F E — affi 13,55 2048 46 378,8 1,3 22° 6610 42,4 6,6 31/5/1924 0,488 + aff 12,7 2026 35 392,3 1,6 22° 6740 95,4 4,4 — affi 13,55 2097 37 — — 42° 8950 43,3 13,5 8/7/1924 0,488 + afe 12,7 2021 39 — — . 42° 8628 728,2 26,5 doppio raggruppamento — affi 13,6 2039 55 — — 42° 8904 125,2 12,8 9/9/1924 0,488 + afe 12,6 1951 50 — — 42° 8981 84,7 10,8 — afe 13,6 958 39 280 ],3 20° 4411 99,9 5,4 10/1/1925 0,288 + afe 12,6 945 40 288,2 2,6 20° 4500 141,8 3,2 — afE 13,6 583 22 — — 42° 4014 53,9 3,4 31/1/1925 0,195 + afe 12,6 537 23 — — 42» 4324 62 5,9 — afe 13,6 2176 37 — — 42<> 8536 54,4 8,6 18/2/1925 0,488 + afe 12,6 2007 32 — — 42° 8629 25,7 10,3 2 colpi anomali su 11 — afe 13,6 546 46 — — 20° 2739 85,8 3 24/3/1925 0,195 + afE 12,6 512 38 — — 20° 2821 24,8 2,5 1 colpo anomalo su 12 M 15 — — — — — 20° 2300 60 3,5
I — 45 Disegno N. 030001
Data del- l’esperienza Carica PROIETTO PRESSIONE VELOCITA Eleva- zione Gitta- ta STRISCIE Tipo Peso Valore Scarto medio Valore Scarto medio F E 20/5/1925 0,465 Rastr, 14,— 2015 25 3671 1,3 20° 6220 236 12,1 » » « 14,— — — — — 40° 8996 38,5 22,8 22/5/1925 0,195 « 14,— — — 220 — 40° 3930 76,7 8,6 3/6/1925 0,465 « 14,— 2123 25 370,6 0,7 20» 6114 50,5 3,4 17/6/1925 0,465 « 14,— — — — — 20» 6076 43,6 4,1 7/10/1926 0,548 a 13,66 2289 — 395 — 20» 6232 41,08 5,71 a) — corona di forza- mento piena 17/8/1927 0,548 b 13,665 2371 — 397,8 — 20» 6250 93,66 1 9,19 b) — corona di forza- mento con scanalatura centrale.
— 48 — Lo specchio che precede non fornisce elementi sicuri di raf- fronto perchè, rispetto ai proietti di cui alla pagina 38 varia più di un parametro ; però i risultati fan dedurre sussistere gli incon- venienti della granata affusolata precedente avendosi ancora, per la velocità di 370 metri circa, una striscia che risulta, due volte, rispettivamente di 44 e di 50 metri, ed un’altra di 236. Le esperienze con tale tipo di granata furono sospese, e si iniziarono prove più metodiche per la definizione delle granate che assunsero poi le denominazioni di mod. 1928 e mod. 1929.. Nel concetto informatore dello studio la granata mod. 1928 doveva essere la granata normale da combattimento ; la granata mod. 1929 rappresentare invece il proiettile atto a raggiungere le maggiori gittate a scopo- essenzialmente interdittivo. Sulla espe- rienza dei risultati acquisiti negli studi sino allora condotti parve opportuno assumere per la granata mod. 28 forme non dissimili da quelle delia granata con ogiva meno affusolata rappresentata alla pagina ; e di adattare per la granata mod. 1929 sagoma non dissimile da quella della granata più affusolata rappresentata alla suddetta pagina. Si cercò contemporaneamente di togliere al- cuni dei difetti insiti ai disegni suddetti ; primo fra tutti quello del- l'appesantimento all’ogiva, il quale trasporta in avanti la posi- zione del centro di gravità. La prima definizione della granata da 100/22 mod. 28 fa con- forme al disegno N. 056001 di cui alla pagina seguente. La forma esterna copia quella della granata rappresentata a pagina 38- con la stessa rastremazione posteriore, rastremazione che in una serie di prove comparative all’uopo organizzate si era appalesata la più conveniente. La prima granata venne disegnata per fabbricazione in ghisa speciale animata, e, dopo i primi risultati di tiro favo- revoli, ne furono ordinari 200 esemplari di un tipo che rispetto al disegno citato ora, fu leggermente modificato nella corona, la quale dava luogo ad un eccessivo stiramento longitudinale. Sul risultato dei tiri con 200 esemplari, e successiva conferma su altri 1000, si dedusse la forma definitiva che è quella rappresentata nel disegno E 148001, a 2' pagini seguenti.
— 49 — Disegno N. 056001
— 51 — GRANATA NUOVO TIPO DA 100/17 DI ACCIAIO Disegno E. 148001
— 53 — Contemporaneamente alle granate di ghisa animata, furono progettate ed allestite granate di acciaio e granate di ghisa spe- ciale della stessa forma esterna e della stessa posizione del centro di gravità. Tutti questi proiettili sono organizzati per la chiusura erme- tica del .bocchino, così da poter servire indifferentemente, tanto per il tiro scoppiante quanto per il tiro a gas. Nel bocchino può essere avvitata tanto la spoletta mod. 910, quanto la spoletta mod. 930. Lia granata in acciaio nei tiri di prova ha dato minore esattezza della granata di ghisa; è stato quindi necessario modifi- carne il disegno per portare i momenti d’inerzia a valori corri- spondenti a quelli che si hanno nella granata di ghisa speciale. Proiettili d’acciaio così modificati sono in allestimento: le prove che a suo tempo conseguiranno permetteranno di considerare defi- nito, nel suo quadro d’assieme, il munizionamento mod. 28. Qui di seguito son riprodotti i disegni definitivi degli altri 2 tipi di granata mod. 28 (ghisa speciale - acciaio) ed una tabella riassuntiva dei risultati di tiro avuti con il proietto definito.
— 55 — SEZIONE A-B
— 57 Istantaneità di scoppio. Alle esperienze di tiro hanno fatto seguito esperienze esau- rienti di innescamento e di scoppio. Premesso che il maggior difetto del nostro munizionamento d’artiglieria in guerra è stato quello dello scoppio tardivo, si è iniziato lo studio sperimentale degli effetti, cercando anzitutto di ottenere l’istantaneità dello scoppio con la facoltà di ridurla quando fossero per consigliarlo particolari esigenze di impiego. La tardività dello scoppio poteva dipendere da due cause: la tardività della trasmissione della detonazione dalla spoletta alla carica di scoppio e la tardività della spoletta stessa. La tardività della trasmissione era insita al tipo di detonatore impiegato, il detonatore Krupp. Per rendersene conto occorre tener presente che, per poter ottenere lo scoppio quando il proietto è penetrato di soli 5 icm. nel terreno occorre che la trasmissione della detonazione dalla cassula della spoletta alla carica avvenga in —di secondo. Il funzionamento del detonatore Krupp è ba- sato sul principio che la cassula della spoletta incendia la balistite della carica di rinforzo; questa bruciando in spazio limitato e molto resistente, produce un dardo di fiamma che sale rapidamente a tale violenza da produrre la detonazione della carica d’infiamma- zione. Essendovi di mezzo una « esplosione » e non procedendo l’innescamento per «onda detonatoria» il fenomeno richiede un tempo di ordine di grandezza molto superiore al di secondo suddetto. Per ottenere l’istantaneità richiesta occorreva, innanzi tutto, avere la trasmissione per onda detonatoria; occorreva, cioè, innescare con il fulminato di mercurio, cui nel seguito potrà forse sostituirsi qualche altro detonante, quali l’azoturo di piombo o simili. Ma l’innescamento con il cassulone di fulminato di mercurio era pericoloso, in quanto lo scoppio di un proiettile nei cofani o nelle cataste poteva provocare lo scoppio per influenza dei proiet- tili vicini. Si impose pertanto il principio che la spoletta con il suo detonatore possa avvitarsi al proiettile al momento dell’impiego, con sollecitudine pari a quella attuale per l’avvitamento dell’in- nesco. La spoletta con detonatore è trasportata a parte in astucci
— 58 — individuali di lamiera di zinco saldati a stagno ed apribili rapi- damente. Per effettuare esperienze esaurienti per la definizione del cas- sulone di fulminato di mercurio che dava i migliori risultati, fu- rono esperimentati in paragone cassuloni di acciaio corti e grossi e cassuloni di rame della nota forma delle cassale di mina ; furono esperimentate in paragone cariche di fulminato di gr. 1,5; 2 e 2,5; furono infine esperimentate in paragone le cassale nude e le stesse protette da porta cassuloni di ottone e di acciaio. Ne è risultato : (Vedere le fotografìe seguenti). 1°) che il porta-cassulone impedisce la trasmissione della de- tonazione ed i proiettili si rompono per scoppio d’esplosivo; 2°) che il cassatone lungo ripartisce la detonazione meglio del cassulone corto, e frantuma il proiettile fino al fondello com- preso; 3°) che la carica di gr. 1,5 di fulminato può essere sufficiente ; ma che, tenendo conto di una possibile umidità del detonante, è meglio attenersi alla canea di gr. 2. Determinato il cassulone, si è passato a determinare la qua- lità dell’esplosivo adatta alla trasmissione della detonazione dai cassulone alla massa dell’esplosivo di scoppio. Ciò alla ricerca di soluzioni multiple, in quanto potrebbe in guerra difettare il trini- trotoluene (tritolo) ed anche il trinìtrofenolo (pentite), prodotti entrambi dalla distillazione del catrame. Per dedurre il funziona- mento in senso assoluto ed in senso comparativo, si è proceduto ad esperienze di scoppio in aria (appendendo i proiettili con cari- camento inerte a due abetelle e fotografando gli scoppi), e ad espe- rienze di scoppio entro blinda (due cupole di corazze affrontate) ricuperando le schegge. Nelle esperienze di scoppio in aria si è avuta la detonazione netta del « trasmettitore », tanto se questo era riempito di tritolo in polvere, quanto di pertite, quanto di tetranitropentaeritrite (pen- tiate) quanto, infine, di trimetilentrinitroammina (esogene). L’ef- fetto del trasmettitore è massimo con l'esogene; però questa so- stanza è la più sensibile delle quattro all’urto, ed occorrerà prov- vedere a « flemmatizzarla ». Ottenuta la trasmissione decisa della detonazione, mentre in una .serie speciale di esperienze di cui sarà fatto parola nel seguito, si è provveduto a misurare gli effetti dello scoppio, si è intanto de-
— 59 — Scoppio in aria a riposo di cassulone di fulminato di mercurio di grammi 1,5 forma allungata in porta cassulone di ottone.
— 61 — Scoppio in aria a riposo di cassatone di fulminato di mercurio di gr. 2 forma allungata in porta cassulone di ottone.
— 63 — Scoppia in aria a riposo di cassulone di fulminato di mercurio di gr. 2,5 forma allungata in porta cassulone di ottone.
— 65 — Scoppio in aria a riposo di detonatore di acido picrico in bossolo di alluminio $ 22.6 m/m innescato con cassulone forma allungata di gr. 2 di fulminato di mercurio in porta cassuloni di ottone.
— 67 — Scoppio in aria a riposo di detonatore di tritolo in bossolo di alluminio $ 22.6 m/'m innescato con eassulone forma allungata di gr. 2 di fulminato di mercurio in porta cassuloni di ottone,
— 69 — Scoppio m aria a riposo di detonatore di T. 4 in bossolo di alluminio $ 22.6 ni/ m innescato con cassulone forma 'allungata di gr. 2 di fulminato di mercurio in porta cassuloni di ottone.
— 71 — Scoppio in aria a riposo di detonatore di pentrite in bossolo d’alluminio 0 22,6 m/m innescato con cassulone forma allungata di gr. 2 di fulminato di mercurio in porta cassuloni di ottone.
— 73 — Scoppio in aria a riposo di detonatore di tritolo in bossolo di alluminio $ 22,6 m/m innescato con eassulone di forma allungata di gr. 2 di fulminato di mercurio in porta eassulone d’acciaio.
— 75 — Scoppio in aria a riposo di detonatore di acido picrico in bossolo di alluminio $ 22.6 m/m innescato con cassulone di forma allungata di g. 2 senza porta cassulone (Nudo)
— 77 — Scoppio in aria a riposo di detonatore di tritolo in bossolo di alluminio (J) 22.6 m/m innescato con cassulone di forma allungata di gr. 2 senza porta cassulone (Nudo),
— 79 — Scoppio in aria a riposo di detonatore di T. 4 hi bossolo di alluminio $ 22.6 m/m innescato con eassulone forma allungata di gr. 2 senza porta eassulone (Nulo)
— 81 — Scoppio in aria a riposo di detonatore di tritolo in bossolo d’alluminio $ 22.6 m/m innescato con cassulone forma allungata di gr. 1.5 senza porta cassulone (Nudo)
— 83 — terminata-la istantaneità ottenibile con il nuovo detonatore. Contro scudo di 2 mm., e contro diaframma di legno di 10 mm., impiegando la spoletta di cui sarà detto nel seguito, a funzionamento istanta- neo, si è ottenuto lo scoppio del proiettile avanti allo scudo ed avanti al diaframma, sia con la carica minima che con la carica massima. Per quanto quindi riguarda la trasmissione della deto- nazione, il nuovo sistema corrisponde pienamente. Spoletta Mod. 1930. A questa istantaneità dello scoppio concorre pure il tipo di spoletta a percussione. In considerazione anche di quanto fu detto innanzi, ad una buona spoletta a percussione bisognava richiedere le seguenti caratteristiche: 1°) Massime qualità di conservazione; 2°) Sicurezza assoluta nei trasporti; 3°) Rapidità di avvitamento al proiettile, non minore della rapidità di avvitamento degli attuali inneschi. 4”) Sicurezza di maneggio del proiettile carico; 5°) Impossibilità dell’armamento della spoletta se non fuori della bocca da fuoco; 6°) Sensibilità della spoletta all’armamento anche per cari- che di lancio molto ridotte (le attuali spolette richiedono una pres- sione minima per il funzionamento che varia dalle 400 alle 600 at- mosfere a secondo del calibro); 7°) Funzionamento ultra istantaneo per ottenere lo scoppio completamente fuori terra nel battere truppe o nel demolire reti- colati; funzionamento non pienamente istantaneo per battere arti- glierie scudate ecc. ; possibilità di attrezzare la spoletta per scoppi ritardati (per demolire murature, parapetti eco.); 8°) Garanzia di funzionamento anche se, per la precessione, il proiettile non urta il terreno con la punta; 9°) Semplicità di costruzione, riduzione al minimo delle molle, ecc. La spoletta, che è rappresentata nella pagina seguente, è così costituita : un corpo di spoletta a) liscio esternamente ad eccezione di tre. vermi di vite che servono ad avvitarlo rapidamente al proiet-
84 — tile, un cassulone b) fermato alla parte posteriore del corpo della spoletta mediante un tappo di spoletta c). Nel cassulone sono com- pressi due grammi di fulminato di mercurio ; vi è, inoltre, lo spazio per sovrapporre a questo una pasticca di polvere nera compressa*, nel caso si voglia avere il ritardo dello scoppio. L’interno del corpo di spoletta è costituito da due fori cilin- drici collegati mediante un gradino; nel foro cilindrico posteriore scorre il percuotitoio d)-, nel foro cilindrico anteriore scorre la ghiera di sicurezza e). Il percuotitoio e la ghiera di sicurezza sono tenuti discosti da una robusta molla di acciaio platinato, la quale contrasta poste- riormente contro la flangia del percuotitoio, anteriormente contro il fondo della ghiera di sicurezza. Un risalto sporgente di quest'ul- tima concorre a tenere la molla, esattamente centrata. 11 corpo della spoletta è chiuso anteriormente da una ogi- vetta /), la quale compie altresì la funzione di guidare e limitare la corsa della ghiera di sicurezza. Entro l’ogivetta è avvitato un tappo guida dello spillo g), tappo guida il quale crea all’interno dell’ogivetta stessa un alloggia- mento anulare h) in cui è sistemata una corona di sferette d'acciaio. Lo spillo i), di acciaio, prolungato con un gambo di alluminio, attraversa assialmente la spoletta dalla sua punta fino alia cas- sula Z). Al raccordo fra la parte di acciaio e quella di alluminio lo spillo assume, per breve tratto, la forma primitiva triangolare per formare l’alloggiamento di tre sfere m) le quali costituiscono la sicurezza. Lo spillo porta anteriormente una testa ri) attraversata da un traversino o), seconda sicurezza nei trasporti e nel carica- mento. Infine alla ogivetta della spoletta è avvitata una punta p) la quale impedisce il funzionamento dello spillo per urto diretto, quando non si voglia l’istantaneità. Completa la spoletta una vite di sicurezza q) la quale immo- bilizza, nei trasporti, tutto il congegno. Il montaggio della spoletta si effettua nel modo seguente: 1°) Si unisce al corpo il cassulone avvitando il tappo di spo- letta c); si introduce nel corpo il percuotitoio munito di cassula e la molla. 2’) D’altra parte si avvita nell’ogivetta il tappo guida dello
85 —
— 87 — spillo g), si introduce in esso lo spillo i), si avvita a questo la testa ri) e si applica il traversino o). 3°) Si dispone l’ogivetta verticale con la punta in basso; si introducono le sferette, si introduce la ghiera; si mettono in essa le tre sfere m) e si avvita il tutto entro il corpo di spoletta, tenendo sempre la testa dell’ogiva in basso. Si applica la punta p) e la vite di sicurezza q). Si introduce la spoletta nell’astuccio, del quale si salda a sta- gno il coperchietto. Il funzionamento della spoletta avviene nel modo seguente : all’atto dell’impiego si apre l’astuccio, si toglie alla spoletta la vite </) e si avvita la spoletta stessa al proiettile. L’operazione è rapida perchè richiede appena un paio di giri. Secondochè si voglia il funzionamento istantaneo oppure or- dinario si toglie o si lascia in sito la punta. Supposto la spoletta sistemata per il funzionamento istanta- neo, questo procede nel modo seguente. All’atto dello sparo: 1°) La spoletta avanza attorno alla ghiera di sicurezza, la quale, per inerzia, tende a star ferma. Nel moto relativo quindi la ghiera retrocede fino a quando il risalto del fondo della ghiera stessa non venga a battere sul gradino che separa i due fori cilin- drici del corpo della spoletta. In questo movimento le sfere m) che dànno materialmente l’impossibilità alla punta dello spillo di per- cuotere la cassida, non si possono muovere perchè sempre tratte- nute dall’appendice cilindrica anteriore della ghiera. Viceversa le sferette per inerzia retrocedono, e battendo contro la testa allar- gata del tappo dello spillo, vanno a finire nella cavità anulare fra la ghiera di sicurezza ed il corpo della spoletta. Nelle artiglierie campali il funzionamento suddetto richiede una pressione inferiore alle 200 atmosfere. 2°) La ghiera rimane in posizione arretrata fino a quando l’accelerazione impressa al proietto non Ascenda sentitamenlte al disotto di quella corrispondente alle 200 atmosfere, e quindi fino a quando il proiettile non è fuori della bocca di fuoco. 3°) Quando il proiettile è avanti al vivo di volata (di una quantità variabile secondo la carica) la ghiera, sotto la reazione della molla, avanza. Nell'avanzare vi è un istante in cui la cavità interna della ghiera può essere invasa dalle sfere m) che sono
— 88 — proiettate fuori dalla forza centrifuga, ma subito dopo, prose- guendo il suo cammino, la ghiera, chiude la via del ritorno delle sferette stesse. Da quest’istante la spoletta è in condizioni di ar- mamento; lo spillo ed il percuotitoio non sono più trattenuti nelle loro posizioni che dal traversino o) della testa n) del primo e dalla reazione della molla fra la ghiera e la flangia del percuotitoio. Per l’avanzata della ghiera la reazione elastica della molla è molto diminuita, e quindi questa molla è in grado di compiere la funzione affidata normalmente ad altro organo elastico apposito. 4°) Lungo la traiettoria non intervengono forze tali da pro- vocare il funzionamento della spoletta; all’arrivo, invece, se il pro- ietto batte di punta, lo spillo retrocede mentre il percuotitoio avanza per inerzia; la cassula deflagra e, per simpatia, detona il cassulone. Se il proiettile non battesse esattamente con la punta, il percuotitoio avanzerebbe egualmente; solo, invece del funziona- mento istantaneo, si avrebbe il funzionamento ordinario. Se il proietto è lanciato con la spoletta provvista della punta, manca la retrocessione dello spillo, e si ha sempre il funzionamento ordinario. La spoletta è tutta costruibile sul tornio automatico e dalla barra, condizione questa essenziale perchè, in Icaso di mobilita- zione, possa affidarsene la costruzione alle Case private, e perchè queste possano produrre in quantità molto grande e con pochis- simo personale. L’istantaneità nel funzionamento della spoletta è dimostrata dall indicazione fornita a pag. 57 parlando della istantaneità dei cassulone. Si aggiunge che, la profondità dell’imbuto su terreno di media consistenza, e molle per recenti pioggie, varia da m. 0,10 a m. 0,35, a seconda della carica, essendo maggiore per le cariche maggiori. La condizione di sicurezza assoluta nei trasporti è stata accer- tata mediante prove di traballamento e prove di caduta. Per le prove di traballamento, sono state sottoposte, presso il 1° Centro Esperienze di Artiglieria di Nettuno, delle spolette mod. 930, munite di cassulone, a 32400 salti successivi, di cm. 6.5, alcune con vite ed altre senza vite di sicurezza, e inoltre, alcune con cassulone in basso ed altre con cassulone in alto: in nessun caso si è avuto l’armamento della spoletta. Presso la Sezione Spolettificio, dell'Arsenale R. E. di Torino,
— 89 — altre spolette mod. 930, sempre munite di detonatore, sono state sottoposte a 36000 sobbalzi, dall’altezza di 5 cm., anch’esse parte con vite, e parte senza vite di sicurezza, e in diverse posizionai di traballamento: nessuna spoletta si è armata. Per le prove di caduta, eseguite presso i due suddetti Enti di Artiglieria, si è accertato che le spolette, munite di detonatore e montate al proietto, non si armano se cadono dall’altezza di m. 2.50 o meno. Continuate le esperienze per constatare a quale altezza le spolette si armano, si è visto che facendo cadere il proietto, munito di spoletta, su incudine di ghisa, dall’altezza di m. 5.50, non si ve- rifica l’armamento; si verifica, qualche volta, dall’altezza di m. 6.50, quando il proietto cade co] fondello in basso. Quando il proietto cade col fondello in alto, od orizzontalmente, non si hanno incon- venienti per altezze di caduta di m. 9. Non si sono verificati incon- venienti, lasciando cadere sul selciato, il proietto da m. 18 di altezza. Ripetute le prove per spolette imballate in casse regolamen- tari, si è constatato che cadendo da un’altezza di m. 5,50, le spolette non si armano; si armano, invece, cadendo da un’altezza di m. 6.50, ma il eassulone non soffre. Poiché le suddette prove furono eseguite in confronto con spo- lette a percussione regolamentari (mod. 910 e mod. Ghierritore), può dirsi che la spoletta mod. 930, munita di eassulone, anche se sprov- vista della vite di sicurezza, si comporta alle prove di traballamento e di caduta, molto meglio delle spolette regolamentari. Cariche di scoppio. Per le ragioni accennate ripetutamente innanzi, della possibile deficienza di esplosivi di scoppio in mobilitazione, si sono provati allo scoppio in aria ed allo scoppio entro blinda, proiettili: di ghisa carichi di tritolo con detonatore di pertite ; di ghisa carichi di tritolo con detonatore di esogene; di ghisa carichi di tritolo con detonatore di pentrite; di acciaio carichi di tritolo, con detonatore di pertite; di ghisa carichi di M.A.T. (miscuglio di acido picrico e tri- tolo) con detonatore di pertite; di ghisa carichi di M.B.T. (miscuglio di binitrofenolo e tri- nitrofenolo) con detonatore di pertite; di ghisa carichi di schneiderite (miscuglio di nitrato d’am-
— 90 monio e binitronaftalina) con detonatore di pertite e con carica ag- giuntiva costituita da cilindretti di pertite in prolungamento del detonatore ; di ghisa carichi di amatolo (miscuglio di nitrato d’ammonio e tritolo b.p.) con detonatore di pertite e carica aggiuntiva costi- tuita da cilindretti di pertite in prolungamento del detonatore ; di ghisa carichi di solfìte (miscuglio di nitrato d’ammonio e solfo) con detonatore di pértite e carica aggiuntiva costituita da cilindretti di pertite in prolungamento del detonatore; di ghisa carichi di albite (soluzione solida di nitrato d’am- monio nitroguanidina e nitrato di guanidina) con detonatore di pertite e carica aggiuntiva costituita da cilindretti di pertite in prolungamento dei detonatore. Le fotografìe seguenti riproducono gli effetti degli scoppi in aria ottenuti con alcuni degli esplosivi di scoppio sopradetti e con i due tipi lungo e corto di cassulone di gr. 2 di fulminato di mercurio, come indicato' in calce alle fotografìe stesse. I risultati della frantumazione appaiono dai diagrammi ripor- tati nelle pagine seguenti. Come impressione della detonazione, i proiettili di ghisa s. a. carichi di tritolo e delle miscele M.A.T. ed M.B.T. danno detona- zione completa e violenta, e schegge dilaniate; le altre cariche di scoppio dànno effetti meno completi, schegge meno dilaniate e che fanno prevedere effetti minori sui bersagli. L’esame comparativo degli effetti proseguirà in un secondo tempo. La granata di acciaio dà schegge prevalentemente grandi e molto dilaniate.
— 91 — Scoppio a riposo in aria di granata Mod. 1 da 100/22 di ghisa animata carica di albite con detonatore di ac’iclo picrico del diametro di m/m 22.6 ed elemento aggiuntivo di acido picrico e con cassulone di gr. 2 in porta cassulone di acciaio forato al fondo.
— 93 — Scoppio a riposo di granata Mod. 1 da 100/22 di ghisa animata carica di abite con detonatore di acido picrico di diametro m/m 22.6 ed elemento aggiuntivo dà acido picrico con cassulone lungo nudo di gr. 2 di fulminato.
— 95 — Scoppio in aria di granata Mod. 1 da 100/22 di ghisa animata carica di tritolo con detonatore di acido picrico di diametro di 22.6 m/m e con eassulone corto di gr. 2 di fulminato in porta eassulone corto d’acciaio, forato al fondo.
— 97 — Scoppio a riposo in aria di granata Mod. 1 da 100/22 di ghisa animata carica di tritolo con detonatore di acido picrico di diametro di m/m 22.6. Cassulone nudo di gr. 2 di fulminato.'
— 99 — N di scopaio J-4 GRANATA DI GHISA ANIMATA - CARICA TRITOLO- -DETON. ACIDO PICRICO - CASSULONE <$r. 2 LUNGO NUDO- Jllz^ramnu del^jeso fatele a'efai eirifclr prestezze eh Scili del numero delle JjicìCr-dtnt/ia de/ numero delle ^c/n('ct'
— 101 — — N° d> scoppio 3-5— j$£jr?jr ?//»/* <>jj [?F fij&S* del^e^t) ibtile Jel/e 'f'-iwJe jrassezte art sclere 4e <4 numt'ro <Mf* jcAcgjt ^t'c-acl
— 103 — -.hi* d» scoppio 2 - 6- Granata di ghisa animata - Carica tritolo - - deton. pantrito - cassul. gr.2 lungo nudo - - de< fuso taUl* a< f,t sìngole gromme of> »> ----------------------- Z7/rfj3zw,„r»w </<’/ aft/i* c/fit'-if
— 105 — — di scopaio 7 *“ Granata di frhisa animata - carica tritolo - deton. acido picrico-cassul. fy~. a- corto, in portacas = fcAf/e de//e sie^ofa ^ro^stTlt di afa/yìt so /cAì/t* c*0‘Jr^cyyc ?<>?A^ys ù^ap o-j '. 7h<i$r<ifrini<t ari/ « altero </i//e
— 107 —
— 109 — N°di scorbio IO dei - citi fisso k> fata dette fìngete grossezze di^eiej^e K- ** numero dette setefé* efficaci
— Ili — - Nadi scoppio 9-13 — Granata dijQhisa animata- carica albite-deton. acido afòjipS' </t7/>t‘sc /cAi/i ck//e singo/e frt>t>stzze c/t «a , »» ttU^lCrtì Je/ie Iretet
— 113 — - Hs di scoppio 16 — Jì'dd/fesa fota/e cfe//e singole grosserie di jdtggé de//e sc/>igg4>
— 115 — - N di scQPJio 11 ~ 14 —
— 117 — —J\f° scoppio 12 - 15 — ‘fa'de//e singo/e <*. rmtfti’i'ii afej/e ScJje^e effrCvtrr'
— 119 — - Ns di scoppio 9-13 — Granata di.ghisa animata-carica albitc-deton. acido picrico e •cartuccia aggiuntiva-cassol-.gr. 2 lungo nudo - </t//tesa fo&ì/c aft/Zt: ststgcZe f/n&sfzze c/t « « itavi tra dc//t tscAt(^e s^a'c,ict
— 121 — lo totale de de ertole grossezze de schegge DìQ.^ra.t7)tr)a. del peSb totale dette aitate grossezze de. schede ; wio ri u.mero delle scJje^e eFfccacc
— 123 — H?di scoppio 17-18 D/agrazr) rya del peso fotale alette .Singole grossezze de Schegge. tffryor stfep O'fMvnv&p « « papero delle schegge efficaci
— 125 — H? di scoppio 21 "22 Qranata di jjhisaanimata-carica di solfile - -detonai acido picrico e cartuccia a^Iuntiva- -cassul. ya Lungp nudo- ________________:________del narrerò delle sheffi efficaci
— 127 — Recentemente sono state effettuate prove di scoppio a riposo nell’« ostrica » di tre granate da 100 di ghisa animata, caricate ri- spettivamente con albite, amatolo e solfìte, tutte munite di detona- tore e carica aggiuntiva di acido picrico. I risultati soddisfacenti ottenuti si rilevano dalle seguenti fo- tografìe, e dai relativi diagrammi, riproducenti i risultati della fran- tumazione. » y /i”.» ì a i 4 SCOPPIO R RIPOSO JiCftfWìTA 34 iOù HOD / J>< GhM CAQ/C4 n R LB I cón jetowoRe c c/f^/cA AcciuhTiva pf Acido Picrico
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— 131 — SCOPPIO » "RIPOSO _MRTAln » CjfìfWA w 100 Mao 1 .& ws# wmw. cwm di r)FI r) I 0 LO un HTmwhs CS)fWi ncciunriva Ol ft0<D0 Fichi co. ♦«!&*! cu A ti -% t £A à «
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137 A completamento dei risultati ottenuti m blinda si è proce- duto a prove di scoppio contro bersagli verticali. Determinato dap- prima con prove comparative quale fosse la posizione del proietto nell’istante della rottura di esso per detonazione, si sono fatti scop- piare proietti vari entro una serie di cerchi concentrici di bersagli, disposti a 10, 20, 30, 40 metri dal punto di scoppio. I bersagli fu- rono ripartiti in modo da avere, ad ogni distanza, otto posizioni variamente orientate e simmetriche rispetto al punto di scoppio; i bersagli degli strati esterni furono scaglionati ciascuno a destra di 1/32 di giro rispetto a quelli dello strato immediatamente più interno; i bersagli, in tutto, furono 8x4 = 32 e l’ampiezza dei singoli fu tale che ognuno intercettasse un settore pari ad 1/32 del giro. I risultati furono rilevati nel seguente modo: schegge che passarono 2 cm. di abete; schegge che passarono 4 cm. di abete; schegge che passarono 8 cm. di abete. I risultati ottenuti risultano dai diagrammi delle pagine seguenti, nei quali la lunghezza del raggio vettore oltre il cerchio rappresentante il complesso dei ber- sagli è proporzionata al numero delle schegge per m2 di bersaglio, rispettivamente schegge che passano i 2 cm. ; gli 8 cm. L’esame della distribuzione delle schegge, di cui ai precedenti diagrammi, integrato dalle constatazioni fatte durante l’espe- rienza, porta a concludere: 1°) I proiettili di ghisa s.a. forniscono schegge minute in quantità notevole, e poche schegge grosse; in prossimità del punto di scoppio i bersagli sono letteralmente crivellati di schegge ; oltre i 40 a 50 m. le schegge sono in numero trascurabile. 2°) Per contro, i proiettili di acciaio forniscono pscne schegge minute e parecchie schegge grosse che vanno lontano ed in parti- colare le schegge del fondello vanno fino a 200 metri indietro. 3°) La ripartizione delle schegge avviene essenzialmente se- condo 2 settori di circa 30’ ciascuno a destra ed a sinistra del punto di scoppio; nella direzione del tiro, all'avanti ed all'indietro, le schegge sono pochissimo numerose, con prevalenza per le schegge dei proiettili di acciaio. 4°) La rappresentazione quindi della pericolosità e la rosa dei punti di caduta delle schegge possono essere rappresentate da elissi perpendicolari all’elisse che rappresenta la rosa dei tiri. Quando il proietto scoppia animato da una velocità residua questi
— 139 — GRANATA DI GHISA S.A DIREZIONE DEL TIRO SCHEGGE PER m* SCHEGGE PER m* GRANATA DI ACCIAIO DIAGRAMMA DELLE SCHEGGE ATTRAVERSANTI 2cm DI ABETE
— 141 — GRANATA DI GHISA S.A. DIREZIONE DEL TIRO SCHEGGE PER m* SCHEGGE PERm2 \/////A DIAGRAMMA DELLE SCHEGGE ATTRAVERSANTI 2 cm. DI ABETE 4 n • « 8 « • M
— 143 — GRANATA Di GHISA S. A
— 145 — GRANATA DI GHISA S A. DIREZIONE DEL TIRO
— 147 — elissi saranno spostati oltre, in direzione del tiro, deformandosi per di più, nel senso di incurvare — con la convessità verso il ti- ratore — l’asse loro maggiore. 5°) Come conseguenza dalle constatazioni fatte, si può desu- mere che il tiro a granata contro bersagli animati deve essere cen- trato poco avanti al bersaglio, per sfruttare al massimo grado la grande densità di schegge relativamente piccole sui bersagli più vicini al punto di scoppio. 6°) La granata di ghisa s.a. è più indicata per tiri di sbar- ramento e tiri di accompagnamento, in conseguenza della densità delle schegge e del piccolo raggio d’azione all'indietro ; la granata di acciaio è maggiormente indicata per tiri lontani dalle nostre truppe, in conseguenza del maggior raggio d’azione. Efficacia delle granate contro scudi. Contro scudi di artiglieria, con le granate caricate con tritolo — animate da una velocità di 359 m/s, corrispondente alla velocità residua che si ha alla distanza di 2000 metri nell’obice da 100/22 con la carica massima — apprestate sia per funzionamento istan- taneo che per funzionamento ordinario, lo scoppio si produce avanti allo scudo; lo scudo viene ridotto in frammenti. Pezzi di lamiera sono stati lanciati fino a 60 metri dal punto di scoppio. La proiezione delle schegge all’intorno è risultata scarsa. Le fotografie seguenti riproducono rispettivamente l’effetto dello scoppio ottenuto con spoletta a funzionamento ordinario e a funzionamento istantaneo.
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— 153 — Efficacia della granata contro reticolati. Contro reticolato denso di filo di ferro spinoso la granata mod. 1928, con spoletta a funzionamento istantaneo produce l’a- sportazione completa del reticolato secondo un’elisse normale alla direzione del tiro ed avente queste dimensioni medie: per la granata di acciaio, carica di tritolo . . . . m. 3,75X4,75 » » » » ghisa s.a., carica di tritolo . . . m. 3X4,25 » » » » » animata, carica di albite . . m. 1,85x3,30 » » » » » » » » solfite . . m. 2,50x3,60 » » » » > » » » amatolo . m. 2.20X3,10 » » » » » » » » schneiderite m. 2,90x3,60 Resistenza contro murature. La granata di ghisa s.a. penetra, senza rompersi, per 2 metri nelle antiche murature romane (tufo e pozzolana). L’esperimento fu fatto contro il ponte romano del Poligono di Nettuno. A mag- gior ragione resiste la granata d’acciaio. Raggio di sicurezza contro le schegge. Le schegge presunte efficaci si distribuiscono secondo un’elisse normale alla direzione del tiro. Per la granata di ghisa il diametro longitudinale è di circa 240 metri, quello laterale di circa 460; il centro dell’elisse coincide con il punto di scoppio. Per la granata di accaio il diametro longitudinale è di circa 260 metri, quello laterale di circa 600; il centro dell’elisse è di circa 70 metri avanti al bersaglio. Le relative esperienze furono eseguite facendo scoppiare pro- ietti sul litorale sabbioso, tanto disponendoli in direzione parallela che in direzione normale all’andamento del lido e rilevando il punto di arrivo.
— 155 — W- Efficacia contro reticolato di filo di ferro spinoso, della granata di acciaio, mod. 28, munita di spoletta a funzionamento istantaneo.
— 157 — Efficacia contro reticolato di filo di ferro spinoso, della granata di acciaio, mod. 28, munita di spoletta a funzionamento istantaneo.
— 159 — Efficacia di filo ferro spinoso della granata di ghisa s. a., mod. 28, munita di spoletta a funzionamento istantaneo.